50 ANNI PARITA’ DONNE: TANTE NELLA P.A. MA POCHE AI VERTICI SOLO 4% AMBASCIATORI, 15% PREFETTI, 12% PRIMARI, 17% PROFESSORI

ROMA, 16 MAG – Aumenta negli anni la partecipazione delle donne al mercato del lavoro ma il tasso di occupazione femminile resta ancora inferiore del 22% rispetto a quello maschile. Le donne, inoltre, vengono occupate prevalentemente in attivita’ di bassa remunerazione e, nonostante il loro massiccio ingresso sia nelle varie attivita’ della p.a. sia in quelle private, la loro possibilita’ di fare carriera e’ scarsa e, comunque, irta di ostacoli. Le rigidita’ sociali sono la prima causa di questa ‘segregazione’. Incrociando i dati forniti dalla vice direttrice generale della Banca d’Italia, Anna Maria Tarantola e dalla direttrice centrale dell’Istat, Linda Laura Sabbadini, per i 50 anni della parita’ delle donne negli impieghi pubblici e politici, emerge, ad esempio, che il tasso di lavoro diminuisce parallelamente all’aumentare dei figli. – LAVORO E FIGLI. L’occupazione femminile e’ del 67% per le donne senza figli, scende al 60,5% per quelle con 1 figlio, al 53,1% con 2 figli fino al 39,1% con 3 figli. Oltre un quarto delle donne occupate nel 2003 ed ha avuto un figlio tra il 2003 e il 2007, ha lasciato il lavoro in seguito alla nascita. – TANTE NELLA PA MA POCHE AI VERTICI. Oltre alle insegnanti, tradizionalmente donne (81% nel 2008), le donne iniziano ad essere molte nella pubblica amministrazione anche tra i ricercatori (45% sul totale), tra i professori associati (33,7%), medici (37%) e dirigenti dei ministeri (36,7%). Difficile pero’ fare carriera: le donne arrivano laddove si accede per concorso e per merito, grazie al maggior investimento in istruzione, stentano quando la nomina arriva per cooptazione. In generale sono solo il 4,2% tra gli ambasciatori, il 15,1% tra i prefetti, il 12% tra i dirigenti medici primari, il 17% tra i professori ordinari, il 14,7% tra presidenti di sezione ed equiparati della Corte dei Conti, il 13,3% al Consiglio di Stato e del Tar. – SCARSEGGIANO TOP MANAGER NELLE AZIENDE. Tra le societa’ con oltre 10 milioni di euro di fatturato, solo il 14% dei componenti dei Cda e’ rappresentato da donne. Tra le quotate la presenza e’ ancora inferiore: nel 2008 la quota di consiglieri donna era del 5,8%. Nelle banche, a fronte di una quota del 38% tra i dipendenti, le donne sono solo il 6% negli organi amministrativi, di controllo ed esecutivi.

50 ANNI PARITA’DONNE: ROSA OLIVA E LA SENTENZA DELLA CONSULTA
CORTE DICHIARO’ILLEGITTIMA ESCLUSIONE DA INCARICHI PUBBLICI

Se l’esercizio di diritti e potesta’ politiche negli uffici pubblici e’ un diritto a cui le donne hanno accesso da 50 anni, il merito e’ di una donna, Rosa Oliva, e della Corte Costituzionale che il 13 maggio del 1960 accolse un suo ricorso contro un assurdo divieto previsto da una legge del 1919. Per ricordare l’evento un gruppo promotore, in cui figura anche Rosa Oliva, l’ha voluta festeggiare con una serie di iniziative che chiameranno a confronto l’esperienza di tante donne che ormai ricoprono incarichi di rilievo nella pubblica amministrazione. E, con una provocazione lanciata dalla stessa Rosa Oliva: un possibile nuovo ricorso alla Consulta per un giudizio sul rispetto della Carta da parte della riforma elettorale del 2006 che non prevede alcuna forma di garanzia per le donne. ”La parita’ uomo-donna e’ intaccata da piu’ parti: le giovani donne pensano che ormai sia tutto fatto e che sia una diminutio essere considerate donne nel lavoro mentre serpeggia una strategia un po’ subdola di resistenza alle innovazioni. Servono invece altre leggi, serve una garanzia sulla legge elettorale” dice Rosa Oliva che proprio nel 2006 ha fondato una piccola associazione, ‘Aspettare Stanca’ e, osserva, ”mai nome fu piu’ indovinato!”. La sentenza della Corte Costituzionale di 50 anni fa dichiaro’ l’illegittimita’ costituzionale di una norma di una legge del 1919 che escludeva le donne ‘da tutti gli uffici pubblici che implicano l’esercizio di diritti e potesta’ politiche’. A rappresentare in giudizio Rosa Oliva fu Costantino Mortati, a suo tempo deputato all’Assemblea Costituente, poi giudice della Corte Costituzionale e ordinario di diritto costituzionale, uno tra i piu’ autorevoli giuristi italiani del Novecento. ”Nella Costituzione italiana – sosteneva il costituzionalista calabrese – il lavoro, posto alla base della repubblica, non e’ fine in se’ o mero strumento di guadagno, ma mezzo di affermazione della personalita’ del singolo, garanzia di sviluppo delle capacita’ umane e del loro impiego”.

50 ANNI PARITA’ DONNE:23% UOMIMI DEDICA MENO 10 MINUTI CASA

Una divisione dei ruoli asimmetrica nell’organizzazione della vita familiare e lavorativa consente alle mamme ‘single’, rispetto a quelle in coppia, di guadagnare oltre un’ora di lavoro al giorno tra quelle che vengono destinate alle faccende domestiche. E’ quanto risulta dall’analisi realizzata da Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale Istat, come contributo alla dibattito per il festeggiamento dei 50 anni della sentenza della Corte Costituzionale sulla parita’ delle donne nelle carriere pubbliche. Dallo studio emerge che i tempi di lavoro degli uomini non variano, al contrario delle donne, in funzione della fase del ciclo di vita della famiglia e del numero dei figli. I tempi di lavoro complessivi, in casa e nell’occupazione, assorbono le madri, mediamente, per 9 ore e 22 minuti al giorno contro le 7 ore e 45 dei padri. Il 23% degli uomini non dedica neanche 10 minuti al giorno al lavoro familiare. E la loro presenza finisce per costituire per le donne una fonte di lavoro in piu’: e’ di oltre 1 ora al giorno il lavoro familiare in meno che le madri single svolgono rispetto a quelle in coppia.

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