fino al 22 novembre 2015
Da ben 120 anni i Giardini Napoleonici veneziani ospitano i padiglioni nazionali della Biennale d’arte. Per 56 esposizioni, ogni biennio si è aggiunto un tassello alla storia dell’arte mondiale, perché Venezia rappresenta, da più di un secolo, la più grande fiera del settore. Ritrovarsi nei Giardini è come fare una passeggiata spazio-temporale attraverso la storia, con i padiglioni rimasti a tracciare le orme del passato, presente e futuro (All the world’s future è il tema quest’anno). Belli o brutti che siano, appartenenti a stili archittetonici di regime o meno, quegli edifici raccontano chi siamo stati e fanno della Biennale di Venezia non una qualsiasi esposizione con padiglioni cubici tutti uguali. Se qualcuno in passato ha paventato l’idea di voler abolire i padiglioni storici in favore di tanti spazi bianchi, asettici, oggi, il curatore Okuwi Enwezor, citando Walter Benjiamin, mette a tacere ogni dubbio: i padiglioni storici sono “immagini dialettiche”, una risorsa conoscitiva per l’umanità.
Nell’Angelus Novus, opera di Paul Klee, analizzata da Benjiamin possiamo trovare uno spunto di riflessione sull’importanza della tracciabilità del passato: l’uomo, pur consapevole delle catastrofi che ha provocato e che provocherà inseguendo il presunto progresso, non può salvare se stesso. Gli rimane un barlume di redenzione solo nella tutela della memoria; le macerie restano, il ricordo vivo di esse può diventare uno stimolo per provare a spingere le proprie ali verso il futuro.
Con questa coscienza da una parte e l’entusiasmo in corpo di una bambina che si reca al parco divertimenti dall’altra, mi appresto a visitare i padiglioni…
…Un parco divertimenti?! E come si fa a sbagliare?
A Venezia succede anche questo.
(continua a leggere) 56. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia. 2.0 – Giardini – INTRO
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