Inaugurata ieri al Campus la palazzina di 800 metri quadrati che ospita il data center,
progettato e costruito per grandi esperimenti di fisica subnucleare e astrofisica
di Samantha Dell’Edera
Una palazzina di ottocento metri quadrati: al suo interno il data center ReCas, un cervellone con una potenza di calcolo equivalente a 15mila processori e una capacità di memoria di oltre 6mila terabyte, con la potenzialità di scambiare dati con l’esterno a una velocità di 10 Gigabite al secondo. L’infrastruttura inaugurata ieri nel Campus, costata 7 milioni di euro (fondi Pon) e realizzata dall’Istituto nazionale di Fisica Nucleare e dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro può essere considerata tra i più potenti supercomputer pubblici italiani, essendo stata progettata e realizzata per supportare le più svariate esigenze e richieste di servizi informatici da parte di una platea di utenti ampia e differenziata. Il Data Center ReCaS di Bari, così come le analoghe strutture realizzate a Catania, Cosenza e Napoli, è stato progettato e costruito sia per garantire le risorse di calcolo scientifico per grandi esperimenti di fisica subnucleare o di astrofisica, con dati provenienti dai laboratori del Cern e dai satelliti, sia per eseguire i calcoli ad alte prestazioni per comunità di ricercatori come biologi, medici, ingegneri, geologi, che necessitano di risorse di calcolo allo stato dell’arte.
Accanto alla realizzazione del Datacenter ReCaS, specialisti dell’Istituto di Fisica e dell’Università di Bari, in collaborazione con importanti aziende nazionali e imprese del territorio hanno sviluppato una Piattaforma Cloud Open Source, denominata Prisma, ottimizzata per le esigenze della pubblica amministrazione. La piattaforma è attualmente in fase di sperimentazione da parte della Regione Puglia per le attività di gestione dei dati sanitari.
Un ulteriore esempio è quello fornito da Arpa Puglia, che utilizza il Data Center ReCaS per effettuare i complessi calcoli di previsione meteorologica per l’area di Taranto, cruciali per assolvere al compito istituzionale di individuazione dei cosiddetti «Wind Day», in corrispondenza dei quali si impone una riduzione della produzione da parte delle grandi industrie del territorio.
«Dopo quattro anni di lungo lavoro – spiega Roberto Bellotti, coordinatore della Scuola di Fisica medica dell’Università di Bari e responsabile del progetto Prisma – abbiamo finalmente completato ed inaugurato il Data Center ReCaS. Oltre alla ricerca di base in molti settori (Fisica, Biologia, Medicina) il calcolo scientifico ad alte prestazioni ha svariati utilizzi di impatto diretto nella vita dei cittadini. In questo momento ReCaS viene utilizzato da ARPA Puglia per prevedere i giorni di maggior impatto ambientale nel quartiere Tamburi di Taranto. Alla luce di queste previsioni può imporre una riduzione delle produzioni industriali nel territorio adiacente. Le Pubbliche Amministrazioni sempre più hanno l’esigenza di gestire i cosidetti “big data”, per tenere sotto controllo la spesa sanitaria cercando al contempo di migliore la qualità dei servizi. Ma anche il traffico – con i semafori intelligenti – e i sistemi di videosorveglianza diffusi – due prossime sfide del Comune di Bari – potranno beneficiare della potenza di calcolo di ReCaS – conclude – per la corretta gestione della enorme mole di dati ed immagini che verranno prodotte. In termini più prospettici è noto che la disponibilità di “Open Data” nei territori è uno dei motori per l’innovazione e anche per l’aumento della occupazione e del pil».
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