I lavori della fotografa alla “LOL – SPAZIO IN METAMORFOSI”
Roma, 3 gen. (Adnkronos/Adnkronos Cultura) – ”Guardare non toccare” è la prima mostra italiana degli scatti della giovane artista francese Olivia Gay, allestita dal 20 gennaio al 20 febbraio presso la galleria ”LOL – Spazio in metamorfosi” di Roma: si tratta di un ”percorso” sviluppato attraverso i soggetti femminili ”ripresi” dalla fotografa durante i suoi viaggi per il mondo. Ogni foto è un piccolo film di storie mai dette, di pensieri mai svelati, di segreti e di piccoli gesti.
Così le sue donne, nascoste o svelate, coscienti o meno della presenza della macchina fotografica hanno sguardi intensi, vite dense, gesti pieni di storie da dire.
”Olivia – ha scritto Ilaria Marotta, critico d’arte – attraversa percorsi, scorre immagini e ferma vibrazioni. Sceglie un soggetto. Le donne. Osserva le loro vite e ne condivide stati d’animo e atmosfere. Diventa loro alter ego e cronista delle loro esistenze. Quelle sciagurate delle prostitute, delle streepteuses e quelle impietose della semplice quotidianità, dei silenzi, delle imperfezioni dei corpi, dei momenti di abbandono o dei piccoli gesti. Il suo occhio documenta scene di vita quotidiana, si ferma sul particolare che colpisce il suo sguardo e che imprigiona la sua mente. L’obiettivo condivide con il mondo che scruta la realtà delle cose e, senza finta pietà o morale, documenta ciò che semplicemente vede. Entra nell’intimità di una stanza, di una vita, di un momento”.
”Osserva lo squallore e l’anonimato di esistenze che sarebbe altrimenti difficile raccontare -aggiunge la Marotta – Sente gli odori, annusa i respiri di gente reale e ne percepisce il movimento dei corpi. Non orchestra la scena, si limita ad osservarla. Si ferma a immortalare ciò che la emoziona, quando il suo punto di vista, unico possibile spettatore della macchina fotografica, coglie ciò che l’occhio sta osservando. Momenti, suoni, luci e colori. Quelli che poi restituisce nella sintesi di immagini che colgono, meravigliosamente in una sola scena, il movimento di un racconto. Un prima e un dopo, forse sempre uguale, cadenzato monotono ma drammaticamente esistente”. ”Ogni fotografia di Olivia -continua la Marotta- è un piccolo film di storie mai dette, di pensieri mai svelati, di segreti, di gesti consapevoli o meno. Così le sue donne, nascoste o svelate, coscienti o no della presenza della macchina fotografica hanno sguardi intensi, vite dense e gesti pieni di storie da dire. Olivia ci rende partecipi di queste vite. Entra nella loro esistenza, la condivide con noi, sottovoce, e con una sorta di improvviso pudore ci dice: Per favore, guardare e non toccare”.
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