(AGI) – Roma, 19 giu. – A piu’ di trent’anni dalla sua entrata in vigore la legge 194, che regola l’ interruzione volontaria di gravidanza, sara’ domani al vaglio della Corte Costituzionale. Una pronuncia, che, pero’, secondo le previsioni, non dovrebbe rivoluzionare la normativa attuale: l’esame della legge, infatti, avverra’ in camera di consiglio, come accade per le questioni ritenute inammissibili gia’ a una prima, veloce, lettura. Inoltre, esiste un precedente: il 10 maggio scorso, la Consulta ha gia’ dichiarato manifestamente inammissibile un ricorso con cui un giudice di Siracusa – sezione distaccata di Augusta – aveva sollevato dubbi di legittimita’ sulla legge sull’aborto. Sotto la lente dei giudici costituzionali ci sara’ domani l’ articolo 4 della legge, ossia il cuore della norma che permette l’ interruzione volontaria di gravidanza entro 90 giorni dal concepimento: per il giudice tutelare di Spoleto (il caso in esame riguarda la richiesta di abortire da parte di una minorenne che, non volendone parlare con i genitori, si era recata con il fidanzatino presso un consultorio, spiegando di non ritenersi “in grado di crescere un figlio”) sarebbero violati gli articoli 2 (diritti inviolabili dell’ uomo), 32 primo comma (diritto alla salute), 11 e 117 della Costituzione (sui rapporti tra diritto comunitario e diritto nazionale). Infatti, a sostegno della sua tesi, il giudice della cittadina umbra cita una sentenza della Corte di giustizia Ue, che aveva affrontato il tema dell’ “embrione umano”. (AGI 19GIU 12)

LA CONSULTA “SALVA” LA LEGGE 194: “RICORSO INAMMISSIBILE”

La Corte ha respinto la questione di legittimità costituzionale sollevata da un giudice minorile di Spoleto sulla norma che regolamenta l’interruzione di gravidanza. Il ricorso dopo che una minorenne aveva chiesto di abortire senza informare i genitori

La Corte Costituzionale “salva” la legge 194. La Consulta, nel corso della Camera di Consiglio che si è svolta oggi 20 giugno, ha dichiarato infatti “manifestamente inammissibile” la questione di legittimità costituzionale sollevata dal giudice di Spoleto sull’articolo 4 della legge sull’aborto, cuore della normativa che regola da oltre trent’anni l’interruzione volontaria della gravidanza.
Il giudice si era rivolto alla Corte dopo che una minorenne ha chiesto di interrompere la gravidanza senza informare i genitori, chiedendo alla Consulta di procedere all’esame di costituzionalità dell’articolo 4 della legge, in quanto sarebbe stato in contrasto con quanto indicato dalla Corte europea per i diritti dell’uomo sulla tutela assoluta dell’embrione umano.
La decisione dei giudici costituzionali ha però respinto il ricorso e non ha dunque rivoluzionato la legge attuale. Su un’analoga vicenda, il 10 maggio scorso, la Consulta aveva dichiarato manifestamente inammissibile un ricorso del giudice di Siracusa.
In seguito all’ultimo ricorso una mobilitazione in difesa della legge 194 era partita in Rete, per arrivare anche in diverse piazze italiane.
“La legge 194 è stata una conquista di libertà epocale per il nostro Paese. Chi ha tentato di metterla in discussione ci vuole riportare indietro di più di 30 anni. La Consulta, con la decisione di oggi, ha impedito questo scempio” ha commentato Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci. Sulla stessa linea Livia Turco, Gruppo Pd della Camera. “Bene la Consulta. Si dimostra ancora una volta che l’impianto della legge 194 è inattaccabile perché basata su un giusto equilibrio fra la scelta e la salute della donna e la tutela della vita”. Così Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista: “Un plauso alla Corte Costituzionale che ha dichiarato manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’art. 4 della legge 194

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