ABUSI SESSUALI PER 1 SU 4, VIOLENZE DA BAMBINA PER IL 18%
STUDIO CENTRO DOCUMENTAZIONE INFANZIA FIRENZE; ACCADE IN FAMIGLIA
(DIRE) Roma, 18 dic. – Sono il 18% le italiane che hanno subito violenza da bambine. Tra queste, il 49,6% ha rivelato solo maltrattamenti, mentre il 5,9% veri e propri abusi sessuali. Ed e’ soprattutto la famiglia l’ambito dove queste soprusi si sono verificati(64%). Sono questi i risultati di un’indagine realizzata dal 2004 al 2005 dal Centro di documentazione per l’infanzia di Firenze, su un campionedi 2.325 donne tra i 19 e i 60 anni. La ricerca, divulgata nel quaderno ‘Vite in bilico-Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in eta’ infantile’ e’ stata coordinata dalla sociologa Donata Bianchi. Dai dati emerge un’incidenza particolarmente elevata di esperienze riconducibili a forme lievi, medie o gravi di maltrattamento all’interno delle famiglie(49,6%). Il 24% della popolazione italiana femminile ha sperimentato almeno una forma di abuso sessuale nella vita, magari associata a maltrattamenti, prima del compimento dei diciotto anni. Mentre il 49,6% ha vissuto, da bambina, almeno una qualche forma lieve, media o grave di maltrattamento all’interno della famiglia. Gli atti di maltrattamento, che vanno da punizioni fisiche ricorrenti sino alle percosse con traumi, incide in misura maggiore (75%) rispetto all’abuso sessuale (26%), che comprende azioni che vanno dall’esibizionismo alla penetrazione. Le donne con una storia pregressa di abuso sessuale, hanno una probabilita’ di essere anche vittime di maltrattamento fisico cinque volte maggiore.
Le esperienze infantili negative sono dichiarate soprattutto dalla classe femminile di eta’ piu’ bassa (19-32 anni), in particolare per quanto riguarda i maltrattamenti (43,8%). Mentre sono le donne dai 47 ai 60 anni che risultano essere state le piu’ esposte ad episodi di vittimizzazione da bambine. Solo il 22% di loro afferma infatti di non aver subito alcuna forma di abuso o maltrattamento durante l’infanzia e l’adolescenza. La fascia d’eta’ 33-46 anni denuncia con piu’ frequenza abusi sessuali(7,6%). In particolare, tra le donne che hanno subito un abuso sessuale, la percentuale di donne separate o divorziate e’ superiore rispetto al valore medio. In media, ogni donna che ha subito un abuso sessuale risulta esposta ad almeno due atti (59,7%). La maggior parte delle violenze riferite dalle donne si distribuisce tra eventi singoli (49,6% degli atti riferiti) e situazioni verificatesi piu’ di una volta (39,9%). Il 5,1% degli episodi accadeva “spesso” e per l’1,3% degli eventi le donne non riescono a ricordare la frequenza. La forma di abuso sessuale prevalente e’ senza contatto fisico (esibizionismo, molestie verbali, esibizione di materiali pedo-pornografici), pari al 64% delle forme riferite. Gli atti con contatto fisico (toccamenti, atti di masturbazione e tentativi di penetrazione) sono il 34,4%.
Negli abusi sessuali con penetrazione rientra l’1,6% degli eventi narrati. L’eta’ degli abusi inizia di solito tra i 7 e i 10 anni (44,5% dei casi) ma molti casi si sono verificati tra gli 11 e i 14 anni (32,1%). Ma chi sono coloro che hanno abusato di bambine? Per il 64% si tratta di un familiare (genitore, parente, convivente) o una persona di fiducia (insegnante, vicino di casa, amico di famiglia). Tra questi, indicano i genitori il 3,1% delle donne, i parenti il 22% e gli adulti di fiducia il 29%. Gli estranei sono pari al 35% dei soggetti indicati come responsabili di abuso. L’8,3% riguarda gli amici, soprattutto coetanei. Si tratta di interazioni nelle quali l’uso della violenza riguarda la percentuale piu’ bassa (2,6%). Poco presente e’ anche l’uso della minaccia (3,6%). La modalita’ di azione di questi ‘persecutori’ e’ l’inganno. Nel 10,2% dei casi le scuse riguardano il controllo della crescita e il pretesto del gioco. Nel 7,7% dei casi c’e’ la conquista del silenzio tramite promesse e regali. Tra le donne che riferiscono solo esperienze d’abuso, il rischio di rottura della relazione e’ doppio rispetto al valore medio (15,7% contro il 7,8%). Per quanto riguarda lo stato occupazionale nelle donne abusate e maltrattate si rileva una precarieta’ relativamente maggiore (28,9% ha cambiato piu’ volte attivita’). Minor fiducia nel lavoro, fatica a motivarsi e a prendere una decisione caratterizzano le donne che hanno subito qualche forma di maltrattamento.
L’ESPERTA: VERGOGNA E SENSO DI COLPA, UNA VITA MINATA
COORDINATRICE STUDIO CENTRO DOCUMENTAZIONE INFANZIA FIRENZE
(DIRE) Roma, 18 dic. – “Tra queste donne circola un vissuto depressivo e d’impotenza. E’ come se a un certo punto della loro vita fosse intaccata la possibilita’ di vivere se stesse in modo positivo, come persone ‘anche’ capaci e competenti”. A parlare e’ Donata Bianchi, sociologa e coordinatrice della ricerca realizzata dal Centro di documentazione per l’infanzia di Firenze, su un campione di 2.325 donne tra i 19 e i 60 anni (lo studio e’ pubblicato nel quaderno ‘Vite in bilico-Indagine retrospettiva su maltrattamenti e abusi in eta’ infantile’). I risultati parlano chiaro: il 24% delle donne italiane ha subito almeno un abuso sessuale nella sua vita; il 18% delle italiane delle violenze prima dei 18 anni. “Le risposte- prosegue Bianchi- sono il segno di quell’indebolimento della capacita’ d’autostima che si sa essere uno degli esiti piu’ frequenti del maltrattamento sia a breve, sia a lungo termine”. La “vergogna, il senso di colpa, la stigmatizzazione sono vissuti patogeni che accomunano tutte le esperienze di abuso e maltrattamento- prosegue Bianchi-. La bambina maltrattata vive l’impossibilita’ di essere riconosciuta nei suoi bisogni. La sua sopravvivenza psichica la obbliga ad adattarsi alla confusione, alla paura e all’indicibilita’ che sperimenta nella storia”. Spiega ancora la coordinatrice dello studio: “Il pensiero comune ai bambini maltrattati e’ ‘mi puniscono perche’ sono cattivo’. Quello dei bimbi abusati e’ ‘mi fanno questo perche’ non valgo niente'”. Sono idee “che lasciano cicatrici, quando i bambini possono accedere a risorse riparative, a terapie- dice la coordinatrice dello studio- altrimenti producono ferite sempre aperte dalle quali sgorga un liquido psichico che avvelena identita’ e percezione di se'”.
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