di Pina Majone Mauro
Parlo dell’acqua come della Vita.
Della Vita fonte primaria e necessaria. Patto senza condizioni stipulato tra il Creatore e il Creato fin dall’inizio dei tempi.
Acqua: H2O.
Formula preziosa in cui la prima cellula vivente ebbe cognizione di sé, e amò, e si amò, sdoppiandosi, triplicandosi, centuplicandosi e così via fino all’Infinito e all’Eterno.
Acqua: H2O.
Sostanza dell’inizio nella quale le cellule si agglomerarono, dapprima in coppia per impulso d’amore, poi a gruppi per affinità d’intenti, poi a strati per la ferrea legge dell’Ordine che regge l’Universo, poi a cumuli e fosse per quella necessità inamovibile che è la Sopravvivenza.
Acqua: H2O
Condizione primaria nella quale, quando ancora la terra era nuda e solo ceneri protendeva al Sole, già si formavano organismi diversi e in ognuno di essi fiori e foglie, rocce e fiumi e san-gue e occhi e pelle per quella legge suprema che è la Bellezza.
Acqua: H2O.
Liquore della Vita che riluce nei calici quotidiani, cristallina e splendente come il diamante più puro, per essere bevuta dal bimbo assetato, dal naufrago del mare e del deserto, alimento dolce e vitale per chi, appena nato, non sa ancora suggere il latte dal seno della Madre, ultimo ristoro sulle labbra secche di vita, di chi muore ultima gioia.
Acqua: H2O.
E’ impossibile ricordare, si sa, ma l’idea di una condizione di Supremo Benessere mai raggiunto dopo di allora, quella, si, ce l’ho sempre dentro e, come in un film, mi immagino beata nell’Utero della mia dolcissima Madre. Con Lei così vicina non sono stata più mai.
Nel liquido colloso e, libera e nuda mi muovo, paga della mia acquosa solitudine, avvolta dal breve amplesso infinito di Chi ha scelto di proteggermi alimentandomi col fiore del suo sangue caldo e odoroso. Qui, dove il fluttuare è lento e senza scosse, non ho bisogno di nuotare, di sbracciarmi, di annaspare affannandomi per tenermi a galla, ma vivo in un’apnea di beatitudine dolcissima, tiepida e ovattata, serica come veste battesimale, che non ho più riscontrato in nessuna altra fase successiva dell’esistere.
Il magma amniotico mi avvolge carezzevole e penetra in tutti i recessi del mio piccolo corpo in formazione ed io mi sento crescere e mi vado completando in questo mare senza confini: eternità e finitezza della perfezione.
A volte questo liquido mi trasmette suoni e sapori, sensazioni dolcissime di amorosa intesa con Qualcuno che vive la mia stessa vita, o meglio, mi passa la sua attraverso l’acqua in cui io, felice e inconsapevole, mi nutro e cresco.
Il tempo passa ma non ne ho cognizione: è per questo che sono felice in assoluto, perché in questa conca di benessere non ci sono scansioni spaziali o temporali. E’ sempre tutto così uguale, temperato e benefico che vorrei non finisse mai.
Ma, ahimè, dopo un tempo incalcolabile (un attimo o l’eternità?) a un tratto tutto si prosciuga attorno a me: l’acqua che mi ha nutrito e protetto fino a questo momento, il liquido amoroso e dolce che mi trasmetteva la vita e la gioia sta per lasciarmi, lentamente ma inesorabilmente defluisce verso un punto rosso che lo risucchia e io resto indifesa e nuda, spaurita e dolorante a contatto di ruvide pareti che spasimano e si contraggono, si accaniscono contro di me spin-gendomi a testa in giù verso quel punto che sempre più si dilata e da dove il liquido opale-scente, la mia Acqua della Vita, se ne sta andando. Io cerco di inseguirla annaspando nel buio impaurita e confusa (che mi sta succedendo?) e nel tentativo mi infilo maldestramente in un cunicolo dentro il quale, senza il mio alimento mi pare di soffocare.
Sento per la prima volta la sensazione della nudità, i primi fastidi della disidratazione: non ne sono cosciente ma sto naufragando nel Mare della Vita:
Nasco.
Una Volontà fortissima, una Forza invincibile e sconosciuta, coadiuvata da una seconda pelle scivolosa e sanguinante, mi spingono verso la nuova dimensione della Luce.
Nasco.
E’ un’esplosione, un Big-bang dell’Inizio che rompe un diaframma misteriosamente inserito tra il tempo dell’Acqua e quello della Luce.
Quanto è durato il dolore, lo smarrimento, quanto è stato lungo il tempo del trapasso da quella morte felice al dolore della vita? E’ nascere per morire o morire per nascere il mare che sto attraversando?
Poi mani calde e sicure mi afferrano e, dopo un tempo che mi sembra eterno senza il mio elemento protettore, mi gettano sollecite in un liquido caldo e profumato: la riconosco, è la mia Acqua: H2O, il mio habitat primario, simile a quello che da poco ho lasciato e di cui nulla resterà nella memoria, e nel quale, non so come, mi ritrovo immersa con una rinnovata ma più cosciente sensazione di grande piacere.
Nel mio primo bagnetto sguazzo di nuovo felice, la paura va via, mani buone e forti mi sorreggono ed io ritrovo il mio benessere e la mia gioia:
Avevo creduto di morire e invece sono nata.
Non sento più il contatto con la mia acqua primaria, ma in compenso, nella nuova luce che mi avvolge, altro mare infinito e benefico, si muove un’ombra non ben definita e suoni indistinti e contatti avverto che mi trasmettono una nuova sicurezza.
Qualcuno mi mette in bocca un non so che di morbido che da un piccolissimo foro travasa acqua dolce e tiepida dentro il mio corpo assetato e sento in tutte le più riposte fibre del mio essere un nuovo vigore.
Il ritmo della Vita continua a scorrere veloce e sicuro quando di lì a poco, mi accingo a suggere dal seno tenero di quell’ombra onnipresente, sempre china su di me, che sento chiamare Mamma, l’acqua sierosa e dolcissima che sento chiamare latte.
Il mio passato d’acqua, così recente eppure così lontano, sembra non esistere più, eppure da lì vengo, lì ho cominciato a vivere, lì mi sono formata per nascere alla consapevolezza del vivere come persona. E’ un’ora, poi un giorno, poi la notte… e così via per scansioni di suoni e di luci verso la pienezza della Vita.
Il mio bisogno primario è sempre l’Acqua.
Acqua: H2O.
La ritrovo in tutto ciò di cui mi nutro, in tutte le implica zio – condizioni – funzioni che determinano il mio vivere: sete fame bagno caldo freddo… dimentico il sito umido e caldo nel quale ho vissuto fino a ieri…Sono capitata in buone mani… Ora voglio soltanto dare un nome a questa mia nuova felicità: immergermi, bere, assaporare, udire il rumore dell’acqua che scorre, che si fa onda, dilaga, straripa, scroscia, batte… che piove dalle stelle e poi gocciola dalle foglie e ritma come un inno trionfale nella grondaia dopo la tempesta.
Ora vivo l’Acqua nella dimensione leggera delle nuvole, della rugiada che al mattino gli uccelli bevono dall’erba, della neve che incucca le cime, degli eterni ghiacciai, ricchezza della Terra.
E l’amo nella corsa perenne, concitata e sfuggente del fiume, nella quieta bellezza del lago, in quella straordinaria e salina, sublime e misteriosa del mare.
L’amo nella sua simbologia di umiltà, purezza e trasparenza.
L’Acqua è il sangue che mi scorre nelle vene, l’elemento preponderante delle mie cellule, di tutti i miei organi vitali.
Ma è anche la mia inestinguibile pazza voglia di vivere che sempre me la fa desiderare. Avidamente, in un abbandono totale.
Acqua: H2O.
Piano si avvicina la sera della vita.
La mia sete dell’acqua amorosa non s’acquieta: anche ora per incontrarla, toccarla e farmi toccare, ascoltare i mille toni della sua voce, io vado per fiumi e fiumare, per spiagge per piogge per cieli acquosi che mi ricordano la pienezza dell’esistenza, per nuvole che si offrono alla terra, lievi sopra la terra che si offre alle nuvole.
Acqua: H2O.
Dono impareggiabile del Dio Creatore, felicità e bellezza dell’Eden perduto, ricchezza e delizia di quest’altro immeritato paradiso che è la Terra.
Acqua: H2O.
Sorella Acqua “umile et pretiosa et pulchra”, che donandosi e sottraendosi sempre si annulla, ora evaporando leggera nel cielo infinito, ora ritornando benefica e scrosciante alla terra ai prati alle foglie alle spighe ai fiori ai frutti all’umido solco dove muore per rinascere il seme del nostro pane.
Acqua: H2O.
Sangue della terra che dall’Eden Primario ritorna, benedetta invocata necessaria.
Per rinnovare con noi davanti a Dio il Patto dell’Inizio.
Pina Majone Mauro
Roma, aprile 2006
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