Presidente del marchio di famiglia, era malata da tempo. Amante di arte e musica, nel 2007 aveva creato la Fondazione Carla Fendi
Meno di un mese dopo la scomparsa di Laura Biagiotti, se n’è andata un’altra icona della moda italiana. A 80 anni è morta Carla Fendi, presidente onorario del Gruppo Fendi, che assieme alle quattro sorelle è riuscita a costruire un vero e proprio impero del lusso facendo diventare il marchio, acquistato poi dai francesi di LVMH, uno dei simboli del Made in Italy nel mondo. Stilista ma anche grandissima mecenate, la quarta delle sorelle Fendi è sempre stata un’amante dell’arte e della musica, passione condivisa con il marito Candido Speroni, tanto da creare nel 2007 la Fondazione Carla Fendi, nata per realizzare azioni di mecenatismo allo scopo di supportare le arti, l’artigianato e il sociale.
La lunga carriera di Carla Fendi, tutta nell’azienda di famiglia, comincia alla fine degli anni ’50: quando il padre scompare, siamo nel 1960, a prendere il comando sono le cinque sorelle Fendi, Paola (nata nel 1931), Anna (1933), Franca (1935), Carla (1937) e Alda (1940), e in pochi anni il marchio diventa uno dei più celebri d’Italia, legando il suo successo inizialmente alla pelletteria e alle pellicce. “Siamo come le cinque dita di una mano, diceva sempre nostra madre, ognuna ha la sua funzione”, aveva raccontato in diverse occasioni Carla Fendi, considerata dagli addetti ai lavori la vera ambasciatrice della maison, di cui è stata fino all’ultimo presidente onorario, nonostante la lunga malattia.
Sin da giovane, Carla si occupò di amministrazione, produzione, vendite e progettazione dove lavorò a lungo assieme alle sorelle e a Karl Lagerfeld, legato a filo doppio al brand romano di cui è statp anche direttore creativo. Già dagli anni ’60, Carla si dedicò in particolare alle relazioni pubbliche puntando subito al mercato più difficile, quello americano: fu una delle pioniere del Made in Italy e i successi ottenuti dalle sue intuizioni hanno sancito la consacrazione di Fendi nel mondo. Pur continuando a collaborare alla creazione, si è occupata in modo specifico della comunicazione, dall’ufficio stampa, alla pubblicità, all’immagine, alle manifestazioni. A lei si deve l’internazionalizzazione del marchio Fendi: facendo leva sui successi americani, le cinque sorelle hanno poi conquistato il mondo, diventando un pilastro del lusso e della moda italiana.
La stilista mecenate
Carla Fendi resterà per tutti non sono un’icona della moda italia ma anche la stilista-mecenate. Già negli anni ’80 sviluppa un grande interesse per Spoleto e per il Festival dei due mondi. “Mi appassionai per Gian Carlo Menotti, con cui avevo un legame speciale. E poi per Candido, mio marito. Mi diceva sempre: Carla, smetti di lavorare così tanto, lascia un po’ di impegni, ma non lasciare mai Spoleto”, raccontò la stilista a Panorama nel 2014, un anno dopo la scomparsa del marito Candido Speroni, con cui è stata sposata per 55 anni. Nel suo ruolo di responsabile della comunicazione, sceglie di legare il marchio Fendi alla manifestazione e il coinvolgimento matura di anno in anno e si consolida attraverso la bella e lunga amicizia con il maestro Menotti. Da grande amante dell’arte e della musica, per lei, forte e determinata in ogni ambito della sua vita, fu quasi naturale diventare una mecenate.
La Fondazione Fendi e il restauro del teatro Caio Melisso
Così, nel 2007 creò la Fondazione Carla Fendi, con lo scopo principale di contribuire a preservare beni e valori culturali del passato e garantirne la continuità e la crescita nel futuro, muovendosi nel campo dell’arte, della letteratura, del cinema, della moda, dell’ambiente e del sociale. La vocazione al mecenatismo? A trasmetterglielo fu la madre. “Diceva che il suolo pubblico va rispettato più di quello privato. L’ho vista battersi perché via Borgognona, a Roma, non fosse svenduta agli speculatori. Comprò tutto il palazo dove stavamo con sacrifici immensi perché restasse la sede per le maison di moda”, spegò a Panorama.
La sua impresa più straordinaria, e conosciuta nel mondo, fu senza dubbio il restauro del teatro Caio Melisso, a Spoleto, per il quale staccò un assegno da 1 milione e mezzo di euro dal suo patrimonio personale. “Non basta finanziare”, spiegò a Panorama. “Io dal 2010 mi occupo del restauro del teatro Caio melisso. Era in stato di abbandono. Ho seguito i lavori, sono intervenuta, ho riportato alla luce affreschi che si pensava non esistessero. Potevo spendere meno e passarci sopra. Ma io sono pignola, continuavo a dire di andare più a fondo e ho avuto ragione”. E proprio al teatro Caio Melisso di Spoleto fu protagonista di un talk-intervista con Giorgio Mulè, durante Panorama d’Italia.
Sempre in veste di mecenate, sostenne dal 2010 l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (in qualità di socio mecenate), poi la creazione del presepe ideato nel dicembre 2015 da Giosetta Fioroni nella Basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma, la chiesa degli Artisti dove prosegue la consuetudine di coinvolgere gli artisti nella realizzazione di opere sacre. Ad un anno dalla scomparsa di suo marito, Carla Fendi ha voluto anche restaurare i due altari laterali del presbiterio nella chiesetta di Pieve di Santa Maria Assunta di Piancastagnaio, in provincia di Siena, città natale del compianto consorte.
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