l’uomo che immaginò il mondo senza libri di «Fahreneit 451»
di Francesco Prisco 06 giugno 2012

ray - ADDIO 
 A RAY BRADBURY
Ray Bradbury (Ap)

L’uomo che immaginò un mondo senza libri se ne va mentre il mondo s’interroga sul futuro dell’editoria. È morto oggi a Los Angeles a 91 anni Ray Bradbury, profondo innovatore del genere fantascientifico noto soprattutto per il bestseller «Fahreneit 451» dal quale Francois Truffaut trasse il celebre film. La notizia si è diffusa attraverso Twitter, uno strumento che neanche la sua fervida immaginazione era arrivata a concepire: «Il mondo ha perso uno dei migliori scrittori che si siano mai conosciuti e uno degli uomini più cari al mio cuore. Riposa in pace Ray Bradbury, vecchio nonno», ha cinguettato sul suo profilo il nipote Danny Karapetian.
Il tweet è stato subito ripreso da una serie di blog per poi acquisire l’aura dell’ufficialità con le uscite dei siti web del Los Angeles Times e del National Post. Un artigiano della parola. La sua carriera rende lustro all’America intesa come «terra delle opportunità». Perché Bradbury è uno che ha fatto tanta strada, prima di «farcela». Nacque nell’Illinois, a Waukegan, da un operaio di origini svedesi attivo per un’azienda di telecomunicazioni. Quand’era ragazzino divorava i libri di Edgar Allan Poe, H. G. Welles e Jules Verne, padri indiscussi della letteratura fantascientifica e horror. E si vede. Sui quei libri si rovinò gli occhi, tant’è vero che, compiuta la maggiore età, fu respinto alla visita di leva e si risparmiò la tragedia della Seconda guerra mondiale. Esperienza che invece, per il «collega» Kurt Vonnegut, un autore da lui molto diverso, si rivelerà fondamentale. A partire dalla fine degli anni Trenta, Bradbury si dedicò così anima e corpo alla scrittura di fantasia, pubblicando racconti brevi per riviste specializzate. Per cominciare a guadagnare qualcosa, in ogni caso, dovrà aspettare il 1941, quando il magazine pulp «Super Science Stories» gli stacca un assegno di 15 euro per il racconto «Pendulum» scritto a quattro mani con Henry Hasse.
Al professionismo ci arriva l’anno successivo ma la sua prima raccolta di racconti è datata ’47 e porta il titolo di «Dark Carnival». Il successo delle «Cronache marziane». Il salto di qualità vero e proprio Bradbury lo compie nel ’50, quando riunisce in un unico volume le sue «Cronache marziane» (in Italia usciranno nel ’54): 28 racconti, molti dei quali già editi, incentrati su una colonizzazione prossima ventura del pianeta Marte da parte dei terrestri. Fatti che si svolgono dal gennaio del 1999 all’ottobre del 2026. E viene da sorridere per come Bradbury, sessanta e più anni fa, immaginava evoluta l’umanità arrivati a questo punto della storia. Il pubblico di mezzo mondo farà incetta di intere ristampe, qualche critico scomoderà parallelismi con i miti dell’antica Grecia, Bradbury entrerà in quella ristretta cerchia di scrittori di generi per cui il termine fantascienza sta stretto. «Fahreneit», il libro dei libri. Il capolavoro indiscusso dell’arte di Bradbury resta in ogni caso «Fahreneit 451», uscito negli States nel ’53 e riproposto al pubblico italiano tre anni più tardi. Vi si immagina un mondo nuovo, se possibile più cupo di quello disegnato da Aldous Huxley e George Orwell prima di lui. Qui i libri sono ritenuti pericolosi, vengono messi al bando dall’ordine costituito e ai vigili del fuoco tocca il compito di non lasciarne neanche una traccia, bruciandoli alla temperatura di 451 gradi Fahreneit. Nonostante tutto, nell’autore, alberga un po’ di speranza: c’è spazio nel romanzo per una società segreta che salva i testi… imparandoli a memoria. Una parabola memorabile, almeno quanto il film che il profeta della Nouvelle Vague francese Francois Truffaut (grande amante dei libri e della fantascienza lui stesso) ne trarrà nel ’66.
La fama internazionale. Dopo il successo di «Fahrenei 451» Bradbury gode di notevole fama da un capo all’altro del pianeta. Come è successo a molti scrittori della sua generazione, viene chiamato a collaborare anche a Hollywood e per gli studios realizza la sceneggiatura di «Moby Dick», trasposizione su pellicola del capolavoro di Herman Melville a firma di John Houston. Non abbandona però la letteratura, come testimoniano «Il grande mondo laggiù», «Le meraviglie del possibile» e il giallo «Morte a Venice». È una leggenda vivente, tanto che nel 2004 l’allora presidente George W. Bush gli tributa la medaglia nazionale delle arti. Una delle sue ultime apparizioni pubbliche, nella quale appare fisicamente provato e su una sedia a rotelle. Chissà se il mondo di domani sarà meglio o peggio di quello che lui immaginò sessanta anni fa. In ogni caso, qualcosa ci dice che malgrado tutto si continueranno a leggere i suoi libri. (06 giugno 12)

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E’ morto lo scrittore americano Ray Bradbury
L’autore di Fahrenheit 451 aveva 91 anni

Cresciuto in biblioteca, appassionato di fumetti, Ray Bradbury aveva un rapporto speciale con i libri e la lettura. E proprio per questo, nel suo capolavoro ‘Fahrenheit 451′ (la temperatura alla quale la carta dei libri prende fuoco) aveva immaginato negli anni ’50 un apocalittico futuro senza lettura, in cui i possessori di libri sono dei pazzi e a dominare sono le immagini e la televisione. Un futuro imprecisato, comunque dopo il 1960, non tanto lontano dalla realta’ attuale che il visionario scrittore americano, morto la scorsa notte a Los Angeles a 91 anni, voleva forse esorcizzare con quella scena del rogo di libri di ‘Fahrenheit 451’ entrata anche nella storia del cinema con il film che nel 1966 Francois Truffaut ha tratto dal romanzo, uscito nel 1953, e in prima edizione italiana nel 1956. Lo scrittore che ha rivoluzionato il mondo della fantascienza come Philip K. Dick e George Orwell, non voleva saperne di internet, kindle, cellulari e Ipad. Soprattutto non voleva vedere un suo libro su un lettore elettronico finché l’anno scorso ha ceduto all’avanzata delle nuove tecnologie e ha concesso che proprio ‘Fahrenheit 451’, che ha venduto nel mondo oltre 10 milioni di copie, diventasse un ebook, ma resta chiaro che nulla poteva eguagliare per lui il valore dei libri di carta.
Nato a Waukegan, nell’Illinois, il 22 agosto del 1920, figlio di un operaio e di una casalinga di origini svedesi, dopo il liceo Bradbury non poté andare al college e così cominciò a frequentare le biblioteche in cui credeva più che nelle università. E proprio per il salvataggio delle biblioteche pubbliche della Contea Ventura, vicino a Los Angeles, si era fortemente battuto negli ultimi anni. In California, la terra d’adozione, dove è morto, ha scoperto la fantascienza e cominciato a scrivere i suoi primi racconti polizieschi e noir. Le sue ‘Cronache marziane’, 28 storie sull’esplorazione e futura colonizzazione del pianeta Marte, raccolte in antologia nel 1950, hanno avuto subito un successo internazionale e sono diventate un film tv con la sceneggiatura di Richard Matheson. Nel 2004, lo scrittore aveva seguito l’atterraggio della Sonda Spirit su Marte vivendo “un’emozione straordinaria” come aveva raccontato. Grande successo Bradbury lo ha avuto anche come sceneggiatore a Hollywood dove la sua carriera è iniziata con il Moby Dick di John Huston. Bradbury considerava Shakespeare, Shaw, Pirandello grandi maestri e amava la poesia.
Nelle sue storie di fantascienza c’é sempre un rimpianto per un mondo di innocenza perduta. Questa particolare sensibilità si ritrova in tutti i suoi libri, pubblicati per la maggior parte in Italia da Mondadori, i primi nella storica Urania. Fra questi: L’estate incantata, Paese d’ottobre, La fine del principio, Corpo elettrico, Morte a Venice, Lo zen nell’arte della scrittura e Constance contro tutti. De ‘L’uomo illustratò é prevista a breve una nuova edizione in versione tascabile della casa editrice Fanucci. Bradbury è autore anche di un libro per ragazzi ‘Accendi la notte’, pubblicato nel 2011 da Gallucci nella traduzione inedita di Carlo Fruttero, con disegni di AntonGionata Ferrari. Unico suo libro per i più piccoli, scritto nel 1955, è la storia di un ragazzino che ha paura del buio finché non arriva Buia, una misteriosa bambina che ha la faccia bianca come la luna. Come sempre Bradbury rivoluziona il modo di guardare la realtà giocando sugli opposti o sulle contrapposizioni. Dopo l’ictus che lo aveva colpito nel 1999, e la morte della moglie, Bradbury non ha mai smesso di immaginare il futuro, di scrivere, aiutato dalla figlia, e di sognare un nuovo film da ‘Fahrenheit 451’ che è stato trasporto anche in fumetto. (Mauretta Capuano, 06 giugno 12)

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