Lo scrittore portoghese è deceduto nella sua casa alle Isole Canarie, dove risiedeva dal 1991 MADRID

Lo scrittore portoghese e premio Nobel José Saramago è morto nella sua residenza a Tias, località di Lanzarote, nelle Isole Canarie. Affetto da leucemia cronica, l’autore è deceduto intorno alle 13 e al suo capezzale c’era la moglie, Pilar del Rio. Aveva trascorso una notte tranquilla e fatto colazione. Poi si è sentito male. Saramago avrebbe compiuto 88 il prossimo 16 novembre. La camera ardente è stata aperta nel pomeriggio nella biblioteca Josè Saramago a Lanzarote. Poeta, romanziere e giornalista, è stato l’unico autore di lingua portoghese ad avere ricevuto il Nobel per la Letteratura. Ateo confesso, ebbe problemi con il governo portoghese che rifiutò di presentare il suo Vangelo secondo Gesù Cristo al Premio Letterario Europeo, abbandonando per protesta il Paese e trasferendosi a Lanzarote.
AUTORE IRRIVERENTE – Irriverente verso l’autorità e profondamente intriso di umanesimo, Saramago ha creato una prosa unica, fatta di una sorta di continuo dialogo interiore nel quale non trovano spazio i vincoli più rigidi della punteggiatura. Il discorso, nelle sue opere, fluisce continuo in una massa armonica di parole che assumono, pagina dopo pagina, la struttura concreta di un edificio superbo e forse difficilmente accessibile. Italia sono note soprattutto le sue polemiche con Silvio Berlusconi, che tra l’altro lo scrittore ha definito «un delinquente». Per l’accusa di diffamazione nei confronti del Cavaliere una edizione del suo Quaderno è stata rifiutata da Einaudi.
IL RICORDO DI DARIO FO – «Nel suo Paese era ritenuto un uomo di grande valore civile, oltre che un artista. Per me e Franca è una perdita grandissima – ha detto Dario Fo all’Ansa -. Eravamo legati a lui e alla moglie: la nostra non era un’amicizia di mestiere, stavamo bene insieme». Nel 1997 Fo e Saramago erano stati entrambi candidati al Nobel, poi vinto dall’italiano e in più occasioni lo scrittore portoghese aveva raccontato con soddisfazione della previsione profetica che gli fece Fo: «Vincerai l’anno prossimo». «Lui – ha ricordato Fo – era felicissimo. Ci teneva». La profezia si è puntualmente avverata e loro hanno continuato a vedersi e sentirsi.
DALLA MILITANZA AL NOBEL – L’intera carriera di Saramago è stata costellata di polemiche per le sue prese di posizione senza compromessi, tanto in tema di politica quanto di religione. Saramago era nato ad Azinhaga, in Portogallo, nel 1922. Il suo primo romanzo in stile realista, Terra del peccato, è del 1947. Nel 1959 si iscrisse al Partito Comunista che, sotto il regime di Salazar, operava in clandestinità. Negli Anni Sessanta Saramago divenne uno dei critici più seguiti del suo Paese e nel ’66 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, I poemi possibili. Divenne quindi direttore letterario e di produzione per dodici anni di una casa editrice e dal 1972 al ’73 curatore del supplemento culturale del Diario de Lisboa. Sino a metà degli Anni Settanta visse un periodo di formazione e pubblica poesie, cronache, testi teatrali, novelle e romanzi, ma è solo dopo la Rivoluzione dei Garofani che pian piano nacque un Saramago diverso (vice direttore del quotidiano Diario de Noticias nel ’75 e quindi scrittore a tempo pieno), capace di liberare la narrativa portoghese dalle radici del passato. Anche per questo ricevette nel 1998 il premio Nobel per la letteratura. Nel 1980 la pubblicazione di Una terra chiamata Alentejo sulla rivolta della popolazione della regione più ad est del Portogallo.
IL SUCCESSO – Il grande successo arrivò nel 1982 con Memoriale del convento, seguito da L’anno della morte di Ricardo Reis. Negli anni ’90, grazie al Nobel, Saramago raggiunse fama internazionale e pubblicò L’assedio di Lisbona, Il Vangelo secondo Gesù, quindi Cecità,’Tutti i nomi, La caverna, L’uomo duplicato, Le intermittenze della morte e Le piccole memorie. È stato uno dei sostenitori dell’iberismo, il movimento che propugna l’unificazione di Spagna e Portogallo, i due paesi della penisola iberica, cui dedica anche il romanzo La zattera di pietra. Per le sue posizioni sul conflitto mediorientale verrà accusato di antisemitismo, mentre per il Memoriale, ma soprattutto per il suo Vangelo e il testo teatrale La seconda vita di Francesco d’Assisi ha subito gli attacchi dalla Santa Sede.

18 giugno 2010
Info: CORRIERE DELLA SERA.it

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