LE FRASI DI ANDREOTTI
In fondo, io sono postumo di me stesso.
La cattiveria dei buoni è pericolosissima.
L’umiltà è una virtù stupenda. Ma non quando si esercita nella dichiarazione dei redditi.
Vi è un genere pericoloso di numismatici: i collezionisti di moneta corrente.
Meglio tirare a campare che tirare le cuoia.
Se fossi nato in un campo profughi del Libano, forse sarei diventato anch’io un terrorista.
Vorrei campare per vedere anche la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta: a differenza di Padre Pio ho avuto il piacere di conoscerla in vita.
Ha vinto il film su di me? Se uno fa politica pare che essere ignorato sia peggio che essere criticato. Dunque…
Io accusato di mafia? Con la stessa fondatezza potrebbero accusarmi di controllare il traffico del canale di Suez.
A pensar male si fa peccato ma ci si indovina spesso…
Il potere logora chi non ce l’ha.
È inimmaginabile per chiunque la quantità di Male che bisogna accettare per ottenere il Bene.
Chi non vuol far sapere una cosa, in fondo non deve confessarla neanche a se stesso, perché non bisogna mai lasciare tracce.
LE FRASI SU ANDREOTTI
Che Craxi sia uomo di grandi capacità e ambizioni, lo si sapeva. Che sia anche uomo di grande coraggio, lo si è visto ieri, quando pronunciava alla Camera il suo discorso di replica. Per due volte si è interrotto alla ricerca di un bicchier d’acqua. Per due volte Andreotti glielo ha riempito e porto. E per due volte lui lo ha bevuto.
(Indro Montanelli)
È nella stanza dei bottoni dal ’47, quando De Gasperi lo nominò sottosegretario alla Presidenza del consiglio. Non aveva che ventott’anni, anche se ne dimostrava qualcuno di più, come oggi, che ne ha cinquant’otto, ne dimostra qualcuno di meno.
(Roberto Gervaso)
Nessun politico sa più di lui ciò che vuole, quando lo vuole e, soprattutto, con chi lo vuole. Più realista di Bismarck, più tempista di Talleyrand, raramente sbaglia e, se sbaglia, sbaglia sempre a ragion veduta.
(Roberto Gervaso)
Sempre più si diffonde sulla nostra stampa il brutto vezzo di chiamare Andreotti col nome di Belzebù. Piantiamola. Belzebù potrebbe anche darci querela.
(Indro Montanelli)
“Lei ha sei mesi di vita”, mi disse l’ufficiale sanitario alla visita di leva. Anni dopo lo cercai, volevo fargli sapere che ero sopravvissuto. Ma era morto lui. È andata sempre così: mi pronosticavano la fine, io sopravvivevo; sono morti loro.
(Giulio Andreotti)
Guerre puniche a parte, mi hanno accusato di tutto quello che è successo in Italia. Nel corso degli anni mi hanno onorato di numerosi soprannomi: il Divo Giulio, la prima lettera dell’alfabeto, il gobbo, la volpe, il Moloch, la salamandra, il Papa nero, l’eternità, l’uomo delle tenebre, Belzebù; ma non ho mai sporto querela, per un semplice motivo, possiedo il senso dell’umorismo. Un’altra cosa possiedo: un grande archivio, visto che non ho molta fantasia, e ogni volta che parlo di questo archivio chi deve tacere, come d’incanto, inizia a tacere.
(Giulio Andreotti)
Se è vero che per essere un buon cristiano bisogna porgere l’altra guancia, è pur vero che Dio, con molta saggezza, ce ne ha concesse solo due.
(Giulio Andreotti)
Indro Montanelli: « De Gasperi e Andreotti andavano insieme a messa. Ma De Gasperi parlava con Dio, Andreotti con il prete».
Giulio Andreotti: «I preti votano, Dio no».
Vittorio Sbardella: «A Fra’…che te serve?» (rivolto a Franco Evangelisti, braccio destro di Andreotti)
(In confessionale con Don Mario – da Il Divo)
Don Mario: Giulio, perché ti circondi di certa gente?
Andreotti: La guerra si fa con i soldati che si hanno.
Don Mario: I migliori possono scegliere i soldati migliori.
Andreotti: Ma gli alberi per crescere hanno bisogno del concime.
Don Mario: La tua ironia è atroce…
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