È stato il cattivo ragazzo del cinema, incallito rubacuori e padre assente di uno stuolo di figli. Anticonformista sul set e nel privato e, ancora oggi, personaggio scomodo per le sue esternazioni, ma gli si é sempre perdonato tutto…
di Leda Balzarotti e Barbara Miccolupi
Ottant’anni l’8 novembre e una vita densa come un film quella di Alain Delon. L’infanzia difficile e l’abbandono dei genitori sono le radici di un temperamento insofferente alla disciplina e gli ingredienti di una biografia che contribuirà non poco alla costruzione del mito: il ragazzino Alain con il suo sguardo glaciale si fa espellere dalle scuole, si arruola come marinaio in Indocina e finisce nelle celle di rigore della Saigon dei primi anni ’50, per poi tornare a Parigi da bohemienne. Passa da un mestiere all’altro, finché la sua incredibile bellezza viene notata dal regista Jean-Claude Brialy che lo porta al Festival di Cannes e lo spinge verso il cinema. Sarà poi Yves Allegret a scritturarlo per Godot e a proporlo nel 1958 al suo più noto collega e fratello Marc per Fatti bella e taci, sul cui set Delon duetterà per la prima volta con Jean-Paul Belmondo, altro sex symbol francese che da allora in poi sarà il suo eterno rivale.
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