una vita incredibile ed una scrittura insolita
Come dimenticarla? La sua immagine è incancellabile in me dal momento in cui ho scoperto L’astragale e la sua vita.
Nata ad Algeri nel 1937, Alberatine è una ragazza fuori del comune, esempio di rabbia di vivere e di libertà per generazioni. Abbandonata in orfanotrofio, vi riceve il nome di Albertine Damien. La bimba ha almeno due nutrici prima di essere adottata, a due anni, da una coppia di una certa età (lui medico colonnello). La famiglia lascia Algeri per istallarsi ad Aix-en-Provence.
L’infanzia di Albertine è segnata da sofferenza e umiliazioni: uno stupro a 10 anni da un membro della famiglia adottiva, un conflitto permanente con i genitori. Il suo carattere si afferma per reazione e si scaglierà in seguito con forza contro le convenzioni e questa società che l’ha sfavorita.
Albertine si rivela tuttavia molto dotata per le lettere. Le sue materie preferite sono quelle artistiche e soprattutto la letteratura. Fin dall’età di 14 anni ha un diario che continuerà in pratica fino alla morte e che sarà poi pubblicato.
Ma il suo carattere indomabile e le difficili relazioni con i genitori adottivi la portano al Bon Pasteur di Marsiglia da cui evade il giorno del suo esame orale di maturità per rientrare a Parigi in autostop. Comincia allora per lei una vita clandestina poco raccomandabile. Poiché, anche se approfitta per soddisfare i suoi gusti artistici visitando i musei e leggendo moltissimo, fa la dolorosa esperienza della prostituzione. Nel 1953, un mancato furto la manda in prigione a Fresnes poi a Doullens dove è trasferita nel 1956. E’ evadendo da questa prigione, il 19 aprile 1957, saltando da un muro di 10 metri, che Albertine si rompe l’astragalo.
Per averne un’idea… Ecco come lei stessa, all’inizio del romanzo, descrive la caduta:
Uno
Il cielo si era allontanato di dieci metri almeno.
Restai seduta, non avevo fretta. Il colpo doveva aver spezzato le pietre, con la destra tastavo schegge. Man mano che respiravo, il silenzio attenuava l’esplosione di stelle i cui frammenti cadevano ancora crepitando nella mia testa. Il profilo bianco delle pietre rischiarava debolmente l’oscurità: la mia mano si staccò da terra, passò sul braccio sinistro, risalì fino alla spalla, discese lungo le costole fino al bacino: niente. Ero intatta, potevo continuare.
Mi misi in piedi. Con il naso bruscamente proiettato contro i rovi, stramazzata a croce, mi resi conto di non aver verificato le gambe. Forando la notte, voci sagge e note salmodiavano: “Attenzione, Anne, finirai per romperti una zampa!”.
Mi rimisi a sedere e ripresi l’esplorazione. Questa volta trovai, all’altezza della caviglia, un’escrescenza strana che si gonfiava e pulsava sotto le dita…
Alberatine Sarrazin, L’astragalo, l’ancora del Mediterraneo, 2001, p.7
Un uomo passa, la raccoglie e la cura: è Julien Sarrazin, che due anni dopo diventerà suo marito. Per loro inizia allora un lungo periodo di avventure diverse e di furti. Passano da arresti in evasioni, incrociandosi ma non ritrovandosi quasi mai. Se i loro corpi e la loro salute s’indeboliscono (grave incidente di macchina nel 1961 seguito da un’operazione nel 1963 per Albertine) il loro amore, al contrario cresce sempre di più. Sarà, d’altronde, all’origine di una corrispondenza che avrà degnamente posto nella letteratura epistolare amorosa.
Durante il soggiorno in prigione, Albertine redige i suoi due primi romanzi: La Cavale e L’Astragale.
Nel 1964 infine, Albertine e Julien, liberi, si ritrovano e si sistemano in una vecchia casa delle Cevenne. Albertine viene a sapere che le sue opere saranno pubblicate dall’editore Jacques Pauvert. Il successo è immediato.
Adulata da quelli stessi che l’hanno disprezzata, è tradotta in tutte le lingue. E’ sollecitata, fotografata, le chiedono autografi. E’ la rivincita sulle sofferenze passate.
La sua singolare bellezza, la sua spiritualità, la sua fantasia sono apprezzate e lei moltiplica le interviste. Albertine è rapita da questa nuova gloria di cui non dubitava e che aspettava con impazienza ; anche se non è una stupida e sa riconoscere dove si trova l’ipocrisia, sa che alcuni non sono mossi dall’ammirazione per la sua opera ma da una curiosità malsana. Ma chi è dunque questa giovane donna dal passato tumultuoso, che ha passato la maggior parte della sua esistenza in prigione?
Nel 1965, Albertine e Julien s’istallano a Montpellier. Comprano l’Oratoire, una vecchia fattoria (mas) situata alle Matelles, vicinissimo a Montpellier. Vi s’istallano nel 1967.
Intanto Albertine pubblica il suo terzo romanzo, La Traversière, opera scritta in libertà contrariamente alle altre due. Là ancora, un successo. Ma non ha il tempo di approfittarne; la sfortuna non l’ha abbandonata del tutto e deve subire parecchie operazioni all’astragalo. E di complicazioni in errori e incurie mediche, Albertine, al culmine della gloria, soccombe sul tavolo operatorio di una clinica di Montpellier il 10 luglio 1967. Julien intenterà contro i medici un processo che vincerà.
Albertine era piena di rabbia di vivere. Aveva molti progetti, in particolare l’adattamento al cinema de L’Astragale. Il suo desiderio è stato realizzato, ma non ha avuto il tempo di gioirne. Non ha mai saputo che i suoi romanzi sono naturalmente entrati nella letteratura classica, che sono studiati in Facoltà, che sono oggetto di argomento agli esami di letteratura, che le sue poesie sono state musicate. Non ha mai saputo quante tesi sono state prodotte in Francia e all’estero su di lei, quante testimonianze si trovano in suo ricordo: Julien ha fondato una casa editrice per pubblicare gli inediti della moglie. Montpellier ha la propria Casa per tutti Albertine Sarrazin. Les Matelles ha dato alla sua casa di campagna il nome di Albertine Sarrazin. E Valflaunès, piccolo paese vicino alle Matelles, con l’organizzazione di un concorso di novelle, il Premio Albertine Sarrazin, partecipa ogni anno a perpetuare il ricordo dell’autrice.
Poèmes/Poesie
La maggior parte delle poesie è stata scritta in prigione.E’ impossibile tradurre la poesia seguente poiché se ne tradirebbe la grande musicalità.
BALLADE DES SUICIDÉS
Que faut-il? Souvenir
Dans la nuit qui persiste
Et si doucement triste
Qu’on voudrait en mourir ?
-Ô en mourir
sans souffrir
mort altière
Vers la rivière !
– Rien que reflets dans l’eau
Sous les murs murnurante
La lune crie, mordante :
« Monte là, c’est plus beau ! ».
– Je viens à toi,
Lune ! Dis-moi,
Ô l’éternelle
Pourquoi, si belle ?
– Recherchez-vous encor
Cette ardente gelure ?
Et votre chevelure
Plaît-elle au gouffres morts ?
O les noyés
Asphyxiés !
Ô mes pendus !
Ô mes voix tues.
21-9-1952
Réponses/Risposte
Réponses raggruppa estratti di interviste che Albertine ha concesso prima della sua definitiva liberazione. Parla di argomenti che le stanno a cuore e di se stessa : la gioventù, la prigione, la libertà, la società, l’ambiente e la prostituzione, la libertà sessuale, variazioni su un viso. Questi testi, che rispettano lo stile parlato e la spontaneità, mostrano quanto la sua vita e la sua opera siano strettamente legati.
Variations sur un visage/Variazioni su un viso
“Il viso è un punto interrogativo, un enigma. Credo che si possa sempre modificarlo, almeno gli si può dare un’espressione.”
Albertine Sarrazin, L’Astragale
Mi controllo tantissimo, per esempio sono estremamente miope. Per anni sono rimasta senza voler portare occhiali. Stavo sempre attenta a guardare la gente dritto negli occhi, e non la vedevo. Occhi spalancati, non batter ciglio, per non mostrare che ero miope, e veramente non si vedeva. Ci sono un mucchio di trucchi come questo, come il mio zoppicare, ogni passo che faccio ci penso, cerco di non trascinare troppo la gamba mentre fisiologicamente dovrei zoppicare molto basso. Gli occhi, perché mi sono abituata a farli per reazione, perché in prigione è formalmente vietato, e ogni trucco è evidentemente confiscato, allora bisogna inventare e ogni mattina rischiare di farsi pulire con la glicerina dalle sorveglianti (…).
Traduzioni dal francese di Fausta Genziana Le Piane
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