di Wanda Montanelli
da Orizzonti Nuovi n° 12/07 – 01/08/07
Nei paesi scandinavi è da anni realizzata una parità formale e sostanziale tra uomini e donne. Se conta il fattore culturale possiamo dire che questo determina una mentalità del femminile libera da condizionamenti. Favorisce l’esistenza di modelli che hanno spazi esistenziali privi di limiti dovuti ai presupposti di nascita, di sesso, di religione, o condizione sociale. Un esempio classico è Pippi Calzelunghe. Pubblicata in Svezia già nel 1945 e tradotta in varie lingue, compreso l’italiano, è definita opera androgina giocata sull’ambiguità del gender del protagonista, e rappresenta il cambiamento di prospettiva sul personaggio femminile in generale.. Pippi Calzelunghe, ed qui la novità, ha pregi e caratteristiche di maschi e femmine. Una forza extra-normale, magica, che la rende un po’ strega, forte della stima di séo dell’incoscienza, comunque un personaggio con qualità nuove.La streghitudine di Pippi è, infatti, estranea del tutto daI consueto mondo nell’ottica solo esdusivamente maschile o fexnminile. E’ elemento altro da qualsiasi “potere? maschio.
Pippi è orfana, indipendente, ed è felice. Si trova nel mondo fantastico dell’infanzia, fa quello che vuole, quando vuole, come vuole. Viaggia moltissimo anche con la fantasia. Progetta, propone a se stessa, realizza. Viaggia non tanto verso una meta geografica, quanto per esercitare il senso di libertà, per ricercare modi nuovi di conferme e realizzazioni.
La differenza tra lei e Pinocchio è nella rappresentazione di un mondo adeguato agli adulti in cui il piccolo burattino vive a disagio. Non sa comportarsi, tradisce la fiducia, cade in trappole di furbi che come il Gatto e la Volpe lo derubano. Ha una fata Turchina, Il grillo parlante, lo stesso Mangiafuoco che in qualche modo lo aiutano e indirizzano cercando di impedirgli di commettere errori che inesorabilmente lui commette. Pippi invece irrompe nel mondo della letteratura per l’infanzia con una versione nuova dell’autonomia infantile, ma soprattutto femminile. Non c’è più, con lei, l’immagine di soggetto incompleto che ricerca la ragione della propria esistenza e la trova in un mondo di adulti. Pippi èuna persona a tutti gli effetti, il lavoro compiuto da Astrid Lindgren, l’autrice, ènel fuoriuscire dal modello ottocentesco delle problematiche infantili, prevedendo un cambiamento alla fossilizzazione sociale. Fornendo suggerimenti sulla via da seguire per realizzarlo. Questo le ha fatto vincere il prestigioso premio Andersen, una specie di Nobel della letteratura per l’infanzia.
Il personaggio Pippi si contrappone ad un modello borghese e convenzionato di società, lo fa però secondo ideali molto forti e universali di giustizia, amicizia, gratuità e mutuo aiuto.
La cosa più eccezionale in lei è la sua forza: solleva ragazzi prepotenti ladri e poliziotti, e li batte e li lancia lontano con energia. Possiede forza fisica, autonomia e disponibilità econo mica. Grazie a un esauribile forziere pieno di monete d’oro lei può comprare tutto quello che desidera, e sfuggire al controllo di adulti invadenti. “Chi ti dice cosa devi fare?”, le chiedono gli altri bambini “Me lo dico da sola”, risponde Pippi. Non è un caso perciò che i processi di pari opportunità, il progresso della democrazia senza preclusioni alle donne si sia così ampiamente realizzata nei paesi scandinavi. La spiegazione è tutta nel personaggio che è un modello, un esempio di mentalità. Nato dall’autrice, è ben accettato da un contesto sociale di approvazione e ammirazione delle prerogative di un essere originale e ribelle, a prescindere dal fatto che sia femmina. Anzi maggiormente coinvolgente proprio perché rompe gli schemi. Non è un caso che Pippi sia una bambina e non un bambino, perché è sulle bambine che si èsempre esercitato maggiormente il controllo familiare e sociale, la prepotenza e il predominio non solo dei grandi, ma anche dei coetanei dell’altro sesso. E sono proprio le bambine ad aver desiderato, da sempre, di liberarsi da questa oppressione. il fascino di Pippi, è nella consapevolezza di essere forte, indipendente e assennata, ma soprattutto nella volontà di autoderminarsi. Volontà sempre esistita ma non sempre riconosciuta e ammessa nei rapporti uomo-donna e adulto-bambino.
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