di Valentina Ciliberti

Dipinte in queste righe
Son dell’umana gente
Le magnifiche sorti e progressive

Leopardi, La ginestra vv.49-51

Spot occasionali del Ministro dell’Istruzione Bussetti annunciano tiepide novità che, in autunno, saranno inesorabilmente calate sulla scuola.
I docenti sono, ormai, avvezzi ad ogni tipo di riforma; andando velocemente a ritroso vengono in mente alcune tappe cruciali come la riforma dell’autonomia, le riforme Moratti e Gelmini…
La Legge 107/2015, in un certo senso, le sintetizza tutte riunendole in un unico, esiziale risultato. La grande novità è stata l’estensione di 200 ore di alternanza scuola-lavoro anche ai Licei, un animale strano propinato come innovazione virtuosa ‘’Al fine di incrementare le opportunita’ di lavoro e le capacita’ di orientamento’’.
In poche parole gli studenti sono stati catapultati in un’ottica utilitaristica in cui l’obiettivo della conoscenza -normativamente prioritario nella formazione liceale- è diventato marginale rispetto all’imparare ‘’a fare’’.
L’impatto è stato tremendo: molti studenti, nella difficoltà oggettiva per le scuole di reperire enti capaci di accogliere numeri importanti di giovani da instradare al lavoro, hanno dovuto far ricorso a professionisti di propria conoscenza per totalizzare le ore richieste effettuando, ad esempio, l’alternanza presso gli studi medici dei genitori, dai commercialisti di famiglia, negli asili nido dei parenti, ai ristoranti degli amici…
Sarebbe parziale e settario omettere ciò che pure di buono l’ASL ha apportato: molti, infatti, sono stati i progetti che hanno coinvolto gli studenti offrendo loro un’occasione di crescita attraverso la quale tanti ragazzi hanno avuto un’ indubbia esperienza formativa; non sarebbe stato, però, meglio che a quei progetti giungessero attraverso un canale diverso, non imposto dalla necessità di ‘’’accumulare ore’’ e, soprattutto, non lesivo dell’applicazione allo studio e alle lezioni curricolari?
Inoltre: quali sono stati, in questo primo triennio di Alternanza scuola-lavoro, i costi reali? Titanici sforzi dei docenti delle Commissioni ASL che hanno dovuto organizzare e smistare centinaia di studenti in ogni Istituto, professori impegnati a rincorrere le classi coinvolte spesso parzialmente (dunque gruppi dimezzati) in attività fuori dalla scuola, studenti in affanno per la necessità impellente di ‘’fare ore’’, seguire le lezioni, studiare (quando?), programmi in affanno, certamente docenti sempre in affanno, impegnati a cercare di far quadrare conti che non tornano mai.
Contestualmente, amareggia rilevare un grande classico di questi anni che è la consueta disinformazione di troppi docenti che, oggi come ieri, nel nome di una fantomatica e religiosa ‘’missione’’, continuano passivamente ad abbassare la testa in un atteggiamento di opportunistica quiescenza, ipocritamente convinti del mistico patto con lo studente incolpevole, in realtà protesi al conseguimento del primario obiettivo di ricavarsi una nicchia di pallida tranquillità e trasparenza.
Non è questa la scuola che vorrei. In un’epoca storica in cui tutto sembra dover essere utile e istantaneo e il mondo produce iniquità, superficialità e razzismo con grande profusione, una resistente parte dei docenti avverte la grande urgenza di (ri)cominciare ad educare generazioni critiche di giovani che abbiano il coraggio di prendere posizione, di dissentire, anche di dire che una legge è ingiusta, se serve. Meglio, forse, continuare ad addestrare automi passivi privi di capacità di difendersi perché ‘’di politica, in classe, non si parla’’?
I giovani meritano uno Stato che investa sulla loro intelligenza e su quella degli insegnanti. Il privilegio e l’importanza dello studio devono essere messi su un piatto d’argento e deve essere valorizzata, per paradosso, la sua ‘’inutilità’’: non tutto deve ‘’servire’’ o essere spendibile. Gli studenti hanno il diritto di frequentare una scuola che li porti ad acquisire conoscenze avendo un atteggiamento razionale e critico; ai docenti corre l’obbligo innanzitutto di riappropriarsi del loro ruolo di educatori e formatori e, conseguentemente, di favorire il processo di crescita dei giovani attraverso l’esercizio autonomo, singolare e creativo della professione.
L’auspicio è che una qualche mente lungimirante possa dare alla scuola il giusto valore e che venga data voce a chi ogni giorno, con sempre maggiore stanchezza, tenta di superare gli ostacoli determinati da norme assurde avendo ben chiari gli obiettivi etici imprescindibili in uno Stato che abbia a cuore il proprio futuro.

Valentina Ciliberti
docente d’Italiano e Latino presso il Liceo “Peano” di Monterotondo (Roma)

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