Sta destando scalpore e preoccupazione la vicenda dei bambini colpiti da leucemia linfoblastica acuta a Milano.

Appena due settimane fa la stampa ed i telegiornali si erano soffermati sui tre casi di piccoli alunni che frequentano tutti lo stesso istituto scolastico. Oggi il numero dei bambini colpiti è salito a 7, anche se pare non vi sia attinenza con la frequenza in quella determinata scuola.
Si tratta, tuttavia, di una percentuale elevata ed insolita, che ha fatto scattare l’allarme sanitario ed obbligato gli organi competenti ad istituire controlli serrati e meticolosi, per individuare le possibili cause e, soprattutto, evitare che il fenomeno possa ulteriormente diffondersi.
Ma quando ci si trova in presenza di episodi tali da poter generare allarme sociale, ecco intervenire puntualmente gli “esperti” della c.d. scienza ufficiale, i quali con argomentazioni – spesso false e tendenziose – tentano di tranquillizzare l’opinione pubblica!
Così, ad es., prima ancora di monitoraggi e verifiche puntuali è stata già categoricamente (e frettolosamente) esclusa l’esistenza di ogni rapporto tra l’esposizione umana ai campi elettromagnetici e patologie tumorali e leucemiche dell’infanzia!
Al riguardo, abbiamo raccolto la testimonianza, autorevole ed illuminante, del prof. Angelo Gino Levis, già Ordinario di Mutagenesi Ambientale presso l’Università di Padova, uno dei massimi esperti di effetti sanitari da onde elettromagnetiche in campo internazionale. Ecco cosa sostiene in merito alla vicenda di Milano:
“Chi sostiene affermazioni categoriche sulla mancanza di effetti cancerogeni da parte dei campi elettromagnetici (CEM) dimostra di non essere minimamente documentato.
Mi limito a ricordare che nel 2002 l’Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro (IARC), che opera a Lione in Francia sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha pubblicato una monumentale monografia sui CEM a bassissima frequenza (elettrodotti ecc.), nella quale riconosce che “per esposizioni residenziali superiori a 0,3-0,4 microTesla (valore del campo magnetico indotto dagli elettrodotti) i dati prodotti da un notevole numero di indagini epidemiologiche ben condotte (Ahlbom: Br. J. Cancer, 83:692-698, 2000: rianalisi di 9 studi con 3.203 casi di leucemia infantile; Greenland: Epidemiology, 11:624-634, 2000: rianalisi di 13 studi, 7 dei quali non compresi nel lavoro di Ahlbom) mettono in evidenza un raddoppio statisticamente significativo (al 95% di probabilità) e piuttosto costante del rischio di leucemia infantile….
Questo aumento del rischio non può essere dovuto al caso, anche se potrebbero esserci errori nella selezione dei soggetti in esame…. Se però la relazione osservata fosse di natura causale, il rischio associato all’esposizione potrebbe anche essere maggiore di quanto riportato”.
In effetti i dati epidemiologici successivi hanno confermato questa relazione documentando aumenti anche più consistenti (fino a 3-5 volte) del rischio di leucemia infantile, anche a valori di campo magnetico inferiori a 0,3-0,4 microTesla. Ad es. Kabuto (Int. J. Cancer 119: 643-650, 2006) trova un aumento del 370% (quindi quasi quadruplicato) del rischio per la sola leucemia linfoblastica acuta (proprio il tipo di leucemia contratta dai 3 bambini di Milano), statisticamente significativo al 95% di probabilità, in bambini esposti a linee elettriche ad alta tensione.
La Magistratura Civile Italiana, dai Tribunali di 1° gado fino alla Corte Suprema di Cassazione, ha più volte riconosciuto il rischio di leucemia infantile in situazioni analoghe, imponendo misure cautelative nella gestione delle linee elettriche quando si superano 0,4 microTesla a tutela del solo rischio, anche in assenza di casi di malattia.
In conclusione: 1) medici, ricercatori e uomini di scienza, evitino di diffondere gratuitamente notizie falsamente tranquillizzanti e lascino che lo facciano solo i fin troppi personaggi stipendiati dai produttori e dai gestori delle tecnologie interessate; 2) se si vuole attribuire “al caso” il fatto rilevato a Milano, bisogna documentare qual’è la probabilità che su 400 casi di leucemia linfoblastica acuta distribuiti in tutta Italia, 7 si verifichino nella stessa città e ben 3 nella stessa scuola; 3) poichè questa probabilità risulterà estremamente bassa, il che dimostra che “il caso” non c’entra, date le sofferenze personali e i costi sociali che questo fatto comporta, se ne ricerchino con serietà le possibili cause e si verifichino anche i valori di campo magnetico presenti nelle aule della scuola in questione”.

Prof. Angelo Gino Levis
già Ordinario di Mutagenesi Ambientale presso l’Univ. di Padova
Membro del Comitato Scientifico della International Society of Doctors fo the Environment (ISDE-Italia)

da Altra Calcata

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