(AGI) – Roma, 7 mar. – In Europa un caso su cinque di morte sul lavoro – e un infortunio su 7 – che accadono alle donne, coinvolge una lavoratrice italiana. Un dato di per se’ preoccupante, e che e’ ancor piu’ grave se si considera la sproporzione tra il numero delle lavoratrici italiane ed europee (su 10 in Europa, una e’ italiana). Lo rileva una ricerca dell’Anmil, l’Associazione nazionale dei mutilati ed invalidi sul lavoro, che elabora dati Eurostat ed Inail (relativi al 2003). Dall’indagine emerge che l’incidenza delle morti sul lavoro che riguardano le donne in Italia e’ quasi il doppio rispetto al tasso di occupazione ‘rosa’ confrontato all’Europa. Dati alla mano, su 4 milioni e 700 mila infortuni avvenuti nel 2001 nei 15 paesi europei, 980 mila circa riguardano le donne, di cui 135 mila, ossia il 20%, in Italia. Per quanto riguarda invece le morti sul lavoro, su 4.922, 267 sono donne, e di queste ultime 57 in Italia, in pratica, oltre il 21%, malgrado le italiane rappresentino poco piu’ del 12% delle colleghe lavoratrici europee. Non solo, nel Belpaese gli infortuni con piu’ di tre giorni di assenza dal lavoro rappresentano circa il doppio della media europea.
Piu’ in generale, sono 74 milioni le donne che lavorano in Europa, di cui 9 milioni e 200 mila in Italia. Poche rispetto ad altre ‘colleghe’ europee, ma lo scenario e’ ancora piu’ socialmente grave se si considera che le italiane in cerca di lavoro e che rimangono comunque disoccupate, sono 1 milione e 112 mila, oltre il 15 per cento delle 7 milioni e 53 mila disoccupate in Europa. Quanto agli incidenti sul luogo del lavoro, il Presidente dell’Anmil ha spiegato che in particolare in Italia “il trauma dell’infortunio sul lavoro viene comprensibilmente vissuto secondo ritmi e modalita’ diverse dalla donna, che vede turbato il proprio equilibrio psico-fisico e familiare, del tutto diverso rispetto a quello dell’uomo”. Non solo, ma allo stesso tempo “si registrano spesso atteggiamenti sfavorevoli assunti nei confronti delle donne proprio in ambito lavorativo, al punto da creare loro serie difficolta’ a proseguire l’attivita’ professionale, per mancanza di comprensione, di sostegno, di adeguati supporti”. In questo senso, in occasione della Festa della donna, l’Anmil ha promosso la presentazione alla Camera dei Deputati di una proposta di legge, firmata da un centinaio di deputati di ogni parte politica, tendente ad istituire speciali agevolazioni per l’integrazione al lavoro delle donne infortunate, anche mediante un apposito servizio di sostegno psicologico. I dati dell’inchiesta dell’Anmil rivelano, tra l’altro, che tra le donne di eta’ inferiore ai 50 anni si opera una forte spinta al licenziamento, con punte superiori al 40% di abbandono del lavoro dopo un infortunio sul lavoro nell’area del Nord Ovest del Paese. Oltre i 50 anni risulta che piu’ di 6 donne su 10 smettono completamente di lavorare dopo un infortunio; e quelle che continuavano a lavorare, come minimo cambiano datore di lavoro almeno in 4 casi su 10.
Secondo gli esperti dell’Anmil, “e’ necessario contrastare concretamente la piaga delle morti e degli incidenti sul lavoro attraverso poche semplici azioni: ricorrendo a controlli piu’ incisivi sui luoghi di lavoro, applicando sanzioni severe e certe per chi contravviene alle norme di sicurezza, realizzare campagne di informazione e di formazione specifiche per studenti e lavoratori. Un fenomeno importante, calcolando che i casi mortali denunciati all’Inail, sono stati 1.457 nel 2002 e 1.418 nel 2003. Sembrerebbe un calo del 2,7%, ma se si depura da questi numeri gli incidenti mortali cosiddetti ‘in itinere’, cioe’ quelli occorsi al lavoratore nel tragitto tra l’abitazione ed il luogo di lavoro (382 nel 2002 e 344 nell’anno successivo), emerge che i morti nei luoghi di lavoro sono stati 1.075 nel 2002 e 1.074 nel 2003. Non e’ certo un calo.
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