Ci sbraneremo vivi nella gabbia dei giorni e non sentiremo alcun dolore. E bruceremo insieme nella piazza. E il falò sarà visibile a cosmiche distanze. E saremo fiore. E saremo glicini innamorati. E saremo uccelli impazziti nei voli dell’anima.

Forse la poesia è l’eternità che s’è innamorata della vita ed è rimasta imbrigliata nei giorni.

Ho sempre pensato che l’alba fosse un inizio, una nuova distesa di spazio e di vita da riempire. Ne avvertivo quasi la leggerezza, anche se a volte, svegliandomi molto presto, sentivo qualcosa sulla pelle,come un insetto fastidioso, quasi un tarlo leggero.
Poi ho capito: l’alba contiene tutta la notte, è come gravida di passato, lo contempla, lo decanta. Così prima del nuovo giorno, il passato ti risucchia nella notte, è come se possedesse di nuovo il tuo cuore. E’ quel tarlo che ti carezza e ti solletica , come un insetto che vuole impedirti di abbandonarti al domani e pretende consapevolezza di ieri.
Ho imparato che l’alba è come uno scacchiere dove Ieri e Domani si giocano
silenti la partita.
Il giorno dipenderà dalle pedine perdute, dalle regine salvate, dai cavalieri in fuga, dalla mossa decisiva del re.

Anna Manna (scrittrice, poeta, operatrice culturale)

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