Una semplice parola, inserita nel testo di quella che dovrebbe essere la bozza della nuova Costituzione, e la condizione della donna tunisina sarebbe stata ricacciata indietro, in un istante, di mezzo secolo. La parola e’ ”complementarieta”’ e a volerla erano stati gli esponenti piu’ duri (che poi si sono tirati dietro tutti gli altri, anche i cosiddetti moderati, donne comprese) di Ennadha e di altri partiti ultraconservatori che, in questo modo, avrebbero sancito che la donna in Tunisia non e’ un soggetto sociale a se stante, con i medesimi diritti dell’uomo, ma qualcosa in meno ed in peggio: un soggetto, appunto, complementare, che da solo non e’ nulla, ma che ha bisogno di un uomo per non restare incompiuto. Un tentativo che e’ stato sventato – molto faticosamente, vista la pervicacia che ha animato i sostenitore della complementarieta’ al femminile – perche’ la commissione mista dell’Assemblea costituente che si occupa di temi sociali, come appunto quello del ruolo della donna, ha fatto un passo indietro, nel senso che ha sancito l’eguaglianza tra uomo e donna, anche in campo professionale. Contro questa modifica le donne tunisine sono scese in strada, e con loro anche moltissimi uomini, espressione di quella larga parte della popolazione che ancora difende strenuamente la laicita’ dello Stato, obiettivamente alle corde sotto i colpi di maglio del partito confessionale Ennahdha, scatenato alla conquista del potere. Hanno protestato coraggiosamente, perche’ ci vuole un enorme coraggio a sfidare, faccia a faccia, gli integralisti salafiti che ormai hanno monopolizzato le piazze e non esitano a passare a vie di fatto, quando non ti minacciano di venirti a prendere a casa. Sono andate in strada per difendere una condizione conquistata negli anni dell’Indipendenza e che ora le strategie parlamentari degli strati piu’ conservatori della societa’ tunisina cercavano di rubare loro. Ma alla fine questa battaglia e’ stata vinta e le donne tunisine, le ragazze che, a modo loro, hanno fatto la ”rivoluzione”, sono riuscite a reimpossessarsi di un ruolo che qualcuno voleva marginalizzare, forse anche neutralizzare. Dal 1956 la Tunisia, primo Paese arabo al mondo, si e’ data una legge di genere che ha equiparato il ruolo dell’uomo e della donna, segnando il primo passo di una lunghissima strada che, oggi, ha portato la condizione femminile a livelli ”occidentali”. Certo sulla carta, perche’ alla legge scritta spesso non corrispondono i comportamenti dentro le famiglie. Ad esempio viene ancora difeso con pervicacia il matrimonio ”cotumier”, che non prende cioe’ in considerazione la volonta’ di una ragazza se i suoi genitori e quelli del futuro sposo – che spesso lei non conosce nemmeno – trovano un accordo. E non solo nelle famiglie di basso ceto, perche’ certe abitudini restano anche nelle case piu’ ricche. (Diego Minuti ,ANSA 25-SET-12 )
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