Intervista ad un’artista dal multiforme ingegno
Francesco Antonio Caporale vive e lavora a Lamezia Terme dove è nato nel 1954. Si è diplomato al Liceo Artistico di Catanzaro, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti a Roma specializzandosi nel corso di Scenografia tenuto dal Prof. Vergoz. Si occupa di musica sperimentale e orientale. Ha al suo attivo fin dal 1975, attività plurisperimentalistiche in concerti e performance. Si è occupato di teatro di Avanguardia partecipando come attore musicista con sue composizioni a molti spettacoli e rassegne, tra cui il Festival del Teatro d’Avanguardia in Calabria R.C. Rassegna-Teatro in Piazza (Associazione Teatrale Calabrese). Nel 1983 fa parte dei promotori del gruppo “Interno 10”, con artisti dell’area lametina; è dello stesso anno la partecipazione alla mostra “Oltre il Metro Quadro”. Nel 1984 è presente alla manifestazione “Garage Incontri Catanzaro”. Presenta nel 1985 con l’Assessorato alla Cultura di L.T. una personale “Mito-Logica”-Tela Tratto Jazz. E’ presente alla Expo Bari 1986. Universi Paralleli Fantasie Neobarocche, L.T., 1986.
Incontro Caporale per l’intervista nel suo laboratorio dove conosco anche il figlio Giorgio, sulle orme dell’arte del padre e… del nonno.
Esiste una tradizione “Caporale”, non è vero?
Mio padre, falegname ed ebanista, si dedicava alla pittura e alla scultura, lavorando essenzialmente il legno. A sua volta, ha appreso la scultura nel laboratorio del padre: mio nonno praticava lo stesso mestiere, ma in un’altra sede. Questa è la seconda ubicazione: io ho lavorato in entrambi gli spazi e ho iniziato ad osservare mio padre mentre scolpiva. Lentamente, quando poi ha smesso completamente la sua attività, ho continuato a testimoniare il suo operato. Mio figlio per ora sta in bottega ad apprendere soprattutto il lavoro di ceramica.
Lei tratta molti materiali: la ceramica, il plexiglass, la terracotta, lo smalto, il legno, il vetroresina ecc: quale è il suo rapporto con la materia?
Ho realizzato una porta in vetroresina ignifuga il cui progetto è in legno che sembra bronzo per la Chiesa di Porto Salvo nelle vicine campagne. Alla porta precedente in legno avevano cercato di appiccare il fuoco: il vetroresina allontana questo pericolo. Il mio rapporto con la materia è fisico, di amore e odio; quando si lavora il legno bisogna darci proprio dentro, ci sono il sudore e la fatica, ma le soddisfazioni sono tante.
Angelo in legno
Vasi e travasi
Stalli in legno
E la terracotta?
Mi inoltro nel retrobottega e Caporale mi mostra una scultura in lavorazione rappresentante il tema per lui ricorrente di San Giorgio in lotta con il drago e anche uno degli ultimi prodotti dedicato al personaggio che regge la Sicilia, Colapesce.
Quali sono i temi ai quali più frequentemente si ispira?
Sono affascinato dal tema di San Giorgio con il drago e anche questa predilezione mi proviene da mio padre. La mia famiglia è originaria di Pizzo e un’antica tradizione locale voleva che si tramandasse il nome di Giorgio che è infatti il nome di mio figlio. Con la materia, la scultura in particolare, il rapporto è tridimensionale: è il racconto che da solo si svolge e si snoda sotto gli occhi.
Il drago è essenzialmente un guardiano severo o un simbolo del male e delle tendenze demoniache. E’, in effetti, il guardiano dei tesori nascosti, e come tale, l’avversario che deve essere vinto per avervi accesso. In Occidente è il guardiano del Vello d’oro e del giardino delle Esperidi. Il drago come simbolo demoniaco in realtà s’identifica col serpente. La figura di Cristo è talvolta rappresentata mentre schiaccia con i piedi un drago.
Ho l’abitudine di spaziare sia per quanto riguarda i materiali che per le tematiche. In questo periodo, m’ispiro ai segni zodiacali, soggetto che riproduco su piatti monocromi che devono essere finiti, ne mancano due o tre, per fare una collezione completa. L’anno scorso ho allestito una mostra proprio sui segni zodiacali ma su opere grafiche 70×100: durante la mostra che s’intitolava “Nel segno dello zodiaco 12 disegni di Francesco A. Caporale” si è svolta una festa. Questo vecchio progetto risaliva agli anni ’80; i disegni fanno parte del World Museo Brindelli swatch collection, a Milano.
Spazio molto nell’arte sacra: ho realizzato una serie di lavori dedicati ai Fioretti di San Francesco d’Assisi, mi sono ispirato a San Francesco di Paola, creando un’opera abbastanza grande, il braciere di San Francesco, un’opera unica realizzata in legno di tiglio e rame tutto tondo alta 1 metro e 70. L’opera ha aperto ufficialmente nella nuova basilica di San Francesco a Paola il cinquecentenario della morte con l’accensione del fuoco nella conca fatta di rame. Il braciere rappresenta un albero di ulivo longevo e forte come la vita del santo, le cui radici affondano nel mondo; il mondo a sua volta è sostenuto dalle nuvole mentre sull’estremità dei rami è posta una conca di rame dove si accende un fuoco simbolo della fede. Il braciere è stato protagonista di una maratona che lo ha visto protagonista presente in tutte le parrocchie a lui dedicate che ne hanno fatto richiesta. Il braciere veniva portato a spalla dai giovani, mentre il premio braciere di San Francesco è una piccola scultura in ceramica che viene data alle personalità che si sono distinte durante l’anno. Ad esempio, in passato è stato donato alla Dott.ssa Amalia Bruni, collaboratrice di Rita Levi Montalcini, per la ricerca sull’alzheimer e al vescovo di Locri-Gerace, Mon. Morosini.
E l’arca?
Il tema dell’Arca è legato a quello del viaggio. Rappresenta la vita con i suoi vari stadi e i suoi attraversamenti. E’ un simbolismo arcaico e arcano, molto misterioso che riprendo nell’arte sacra, nel soggetto dei sette ruscelli, dalla nascita alla morte.
Il simbolismo dell’arca, e della navigazione in generale, comporta parecchi aspetti che sono, nell’insieme, legati. L’Arca è nella tradizione cristiana uno dei simboli più ricchi: simbolo della dimora protetta da Dio (Noè) che salvaguarda la specie; simbolo della presenza di Dio nel popolo scelto da lui; sorta di santuario mobile che garantisce l’alleanza di Dio e del suo popolo; infine è il simbolo della Chiesa.
Quali sono i rapporti con la poesia?
Sono stato uno dei primi ad illustrare, con serigrafie ed incisioni, la poesia di Franco Costabile, trattando il tema dell’emigrante e del mondo contadino che mi toccano molto da vicino. Ho svolto molto anche il soggetto dei viaggi di Samuel Gulliver, disegni ad inchiostro e pastelli, alcune fantasie neobarocche, vere e proprie scenografie ludiche. Ho partecipato alla mostra che ha per titolo “Oggettinstabili moti urbani stazionimpossibili” che si è potuta visitare fino al 20 giugno a Lamezia, a Palazzo Nicotera, ora interamente restaurato. Il progetto prevede di ricoprire la facciata della stazione di Sambiase con immagini dedicate a Mimmo Rotella e a Marasco. E’ un lavoro digitale. A Caltanisetta ho fatto una mostra intitolata “Vasi e Travasi”, con realizzazione tridimensionale del vaso, fragile contenitore dell’anima: vaso della speranza, dell’innocenza ecc.
Difficile non pensare al vaso di Pandora. Il vaso è un simbolo acquatico ma soprattutto femminile: l’acqua che contiene è la sostanza stessa della manifestazione, che nasce dalla fecondazione.
Progetti per il futuro?
Una mostra di personaggi in legno e terracotta che reggono cavalli o arche, un lavoro che ha richiesto un lungo tempo di preparazione. In pratica rappresento me stesso.
Che tipo di legno usa?
Legni di tiglio e cirmolo, in tavoloni da otto, assemblati a mò di tronco, che poi vengono sezionati, che acquisto dai rivenditori di legno già essiccato. Farlo da un tronco intero comporterebbe il rischio della spaccatura del legno.
Ha mai insegnato?
Sì, ho insegnato plastica (ceramica) nell’Istituto d’Arte Michelangelo Buonarroti a Pianopoli (Catanzaro) e ho collaborato presso l’Ente ACLI Istruzione Professionale come docente di serigrafia, pittura e ceramica
Ha lavorato come scenografo?
Sì, sono stato responsabile del settore scenografico per il Circuito Nazionale Televisivo “Vuellesette Cinquestelle” e a Roma ho lavorato nelle prime Canzonissime.
Anche la musica è una tradizione della famiglia Caporale. Se non sbaglio suo padre suonava il violino. E Lei?
Faccio parte d’un’orchestra di quindici persone. Suono solo per beneficenza la chitarra spaziando dal rock al jazz. Giusto per divertirsi. Anche mio figlio ama la musica e suona uno strumento.
Tanto per cambiare…
Fausta Genziana Le Piane
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