Fuggo. E stanotte voglio restare solo con il mio silenzio. Con il mio silenzio e con le musiche che amo. E guardare una parete vuota. Forse domani tornerò nel mondo e lo calpesterò e lo brucerò.
Ciò che è insopportabile va dominato. Ma stasera voglio restare solo con il mio silenzio. E udire le musiche che amo. Ed evitare il mondo. Domani riprenderò il sogno che mi conduce nella vita e mi consente di scavalcare il fango e il rumore e imporre me stesso sopra ciò che cerca di trascinarmi nel fango e nel rumore.
Ma stanotte ho bisogno soltanto del silenzio. E della mia musica.

L’uomo reca il mistero nell’universo che, come Universo, non ha mistero, esiste.
E’ l’uomo che lo interroga, è l’uomo che va oltre, è luomo che chiede ragione a ciò che esiste. Ma ciò che esiste che può dire se non di esistere? L’uomo è colui che intacca l’essere del mondo di dubbi e richieste. Ma è nell’uomo questo mistero non nelle cose. Le cose esistono e rispondono già che esistono e niente più, la loro risposta è: esistiamo. L’uomo potrebbe quietarsi e dire a se medesimo: io esisto fra le cose che esistono. Ma egli dice a se medesimo: come è possibile l’esistenza e la mia esistenza?
Ebbene questa domanda rimanga nella mente dell’uomo da cui è sorta. Le cose hanno già risposto nel dire: esistiamo, e nulla più.

Io voglio oltrepassare il Nulla. Io non accetto la sonnolenza che cerca riposo e sostituzione nell’arte affaticante dell’amore di vivere.
La vera malattia non è il Nulla è la mediocrità che nausea della vita.
Il Grande Nulla non ha mai corrotto la civiltà. Sul Nulla si fonda la sfida delle civiltà. La mediocrità, il Piccolo Nulla, essi annullano senza essere Nulla.

Fuggirò da questa terra di mosche senza ali.
Esistono coscienze per gli spazi?
Non mi basta un’altra società.
Ho bisogno di un altro universo!

Tra galassie, universi collaterali, in tempi spezzati dal nostro tempo, in aurorali nebulose, tra futuri remoti che ci anticipano voglio spaziarmi!

Giunse la Vita, un mattino, e mi domandò se l’amavo. O la oltraggiavo negandola. La presi ai fianchi e mossi un cenno di atto danzante guardandola negli occhi assolutamente calmi quanto e più della superficie di mari abissali.
“Io non amo la vita”, risposi, “amo una donna”
La Vita mi guardò lungamente silenziosa. Poi sorridendo appena mi disse lievemente all’orecchio:
“Comprendi. Proprio questo è il mio segreto.
Sappi che io, la Vita, sono quella donna!”

Antonio Saccà (docente in sociologia, poeta, scrittore)

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