Libreria Verso in Porta Ticinese
Inaugurata in Corso di Porta Ticinese. Una sfida che i suoi cinque fondatori, tutti tra i 30 e i 40 anni, hanno deciso di accettare proprio nel momento in cui centinaia di librerie chiudono o scompaiono nel nulla, spesso fagocitate dalle grandi case editrici e dalla crescente (e apparente) indifferenza degli italiani per la lettura.
di Giuseppe Di Matteo
A vederla dall’esterno sembra un appartamento romantico per studenti ricchi e privilegiati nel cuore della movida milanese. La libreria Verso, che ieri ha aperto i battenti in Corso di Porta Ticinese, a pochi passi dalle colonne di San Lorenzo, vuole essere la rivincita della cultura al tempo della crisi. Una sfida che i suoi cinque fondatori, Andrea Gessner, Pietro e Tomaso Biancardi, Alessandro Beretta e Lisa Sacerdote, tutti tra i 30 e i 40 anni, hanno deciso di accettare proprio nel momento in cui centinaia di librerie chiudono o scompaiono nel nulla, spesso fagocitate dalle grandi case editrici e dalla crescente (e apparente) indifferenza degli italiani per la lettura, perché si sa, di questi tempi occorre anzitutto far quadrare i conti.
Eppure, per capire quanto può valere un po’ di cultura se accompagnata da buone intenzioni e pensieri innovativi, e per di più in un rione in cui lo shopping sembra essere l’attività più in voga, basta aspettare non più di un’oretta dall’inaugurazione. In poco tempo i due piani del nuovo edificio, recuperato grazie al sapiente lavoro degli architetti Bianca Rizzi e Francesca Rogers, si riempiono di gente, come se si stesse celebrando un evento mondano. E in effetti, a catturare l’attenzione di curiosi e appassionati, è il fatto che questo grazioso appartamentino pieno di scaffali e volumi si propone come qualcosa di più di una semplice libreria old style: nelle intenzioni dei suoi padri fondatori, nasce infatti come moderna agorà di socializzazione e scambio di idee. E poi, a rendere più piacevole la fame di parole e versi c’è il “banco d’assaggio”, meglio noto come bar, a dimostrazione che il binomio cultura/gastronomia è ormai una formula imprescindibile per accaparrarsi potenziali clienti.
Nella sala superiore sembra esserci meno confusione rispetto al primo piano, anche perché lo spazio bambini è ancora in fase di allestimento. Pietro Biancardi, uno dei soci fondatori, capelli ricci e grigi che si sposano alle perfezione con gli occhi color ghiaccio, mi viene incontro invitandomi a sedermi vicino a un tavolo rotondo. Per la cronaca, non un oggetto qualsiasi: apparteneva a Elio Vittorini, e oggi è uno degli elementi d’arredo di maggior fascino della libreria, arrivato in loco dopo aver vissuto vite precedenti a casa di diversi architetti. “L’idea della libreria Verso nasce un paio d’anni fa. Abbiamo cercato di soddisfare due esigenze – spiega Pietro, che di mestiere fa l’editore -: da un lato, creare un laboratorio di idee in continua evoluzione, accogliendo autori indipendenti ma senza rinunciare ai grandi titoli; dall’altro, offrire qualcosa che nel quartiere finora non c’era”.
Qualcuno comincia ad acquistare qualche volume, mentre il tintinnio dei calici si sovrappone al vociare intenso che rimbomba nella stanza. “Lo spazio polivalente è stato pensato per creare un ambient frizzante – sottolinea Alessandro Beretta, altro componente della comitiva di capitani coraggiosi che hanno deciso di scommettere sui libri – anche a partire dagli arredi: per dirne una gli scaffali, in legno e metallo, sono facilmente spostabili e pronti a diventare dei palchetti improvvisati per ospitare eventi e dibattiti”. A dirigere la libreria c’è Davide Mosca, scrittore, insieme a un team di giovani librai. Tra le sue attività, anche quella di sommelier. Come i suoi colleghi, anche lui ha deciso di investire sulla qualità, ma dando spazio a piccoli produttori di vini: “Organizzeremo anche dei piccoli percorsi gastronomici che possano accompagnare gli itinerari di lettura – dice – così da creare uno spazio il più possibile conviviale”. Un’altra sfida nella sfida. Che poi, a ben vedere, è anche nel nome scelto per la libreria: “Per settimane è stato un rebus. Non sapevamo come fare – ricorda Pietro Biancardi – tanto che durante una riunione mi permisi di dire che ‘non c’era verso di uscirne’. Così, uno dei miei colleghi decise di utilizzare proprio quella parola. Eureka. E allora, tanto per restare in tema, adesso speriamo che le cose vadano per il verso giusto”. (Milano, 8 dicembre 2015)
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