Mentre in tutto il mondo si celebrano le riforme promosse dalle autorità di Riad, nel Paese arabo le attiviste che hanno lottato per i diritti delle loro concittadine finiscono in prigione
di Farian Sabahi
Il Medio Oriente è una regione di contraddizioni: da una parte il principe ereditario saudita Muhammad bin Salman ha annunciato che le suddite di sua Maestà potranno finalmente guidare l’automobile (questo è possibile dal 24 giugno di quest’anno) e dall’altra le attiviste che hanno lottato per questo diritto restano in carcere. Tra queste c’è Hatoon al-Fassi, ma non soltanto lei.
La professoressa al-Fassi
Hatoon al-Fassi è una docente universitaria, scrittrice, editorialista e attivista per i diritti umani, su twitter ha 48mila persone che la seguono. È nata a Jeddah da una famiglia importante, originaria della città santa della Mecca. Si è laureata e ha conseguito il master in Storia all’Università King Saud di Riad (dove ha poi insegnato) e il dottorato all’Università di Manchester, in Inghilterra, nel 2000. Ha scritto, in arabo e in inglese, libri sulla storia e sui diritti delle donne. Nel 1993 ha fondato il Sunday Forum, un luogo di incontro su base mensile per le donne che avevano l’opportunità di seguire una serie di conferenze su tematiche molto differenti. Nel marzo 2002, quando le studentesse di una scuola femminile in fiamme sono morte perché le uscite di sicurezza erano sbarrate, ha reclamato e ottenuto che fossero implementate maggiori misure di sicurezza negli istituti frequentati da bambine e ragazze. Nel 2004, quando le autorità saudite decisero di organizzare le prime elezioni municipali, lei diede avvio a una campagna per permettere alle donne di partecipare: i primi esiti positivi ci furono nel 2015, lei non si candidò ma diede una mano ad altre donne. Oltre ad avere aiutato molte colleghe a trovare lavoro in università, nel 2015 Hatoon al-Fassi ha creato i primi rifugi per donne e minori vittime di violenza, gestiti dal governo.
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