Amnesty International ha definito oltraggioso l’arresto, avvenuto la mattina del 13 maggio a Teheran, della coraggiosa difensora dei diritti umani iraniana Nasrin Sotoudeh
Secondo suo marito, Reza Khandan, a Nasrin Sotoudeh è stato detto che dovrà scontare una condanna a cinque anni di carcere, di cui entrambi sono completamente ignari.
“Nasrin Sotoudeh ha dedicato la sua vita a lottare per i diritti umani in Iran. Ha vinto premi internazionali ma in passato ha dovuto pagare con tre anni di carcere il suo coraggio. Il suo arresto è l’ultimo esempio dell’atteggiamento vendicativo con cui le autorità del suo paese intendono impedirle di portare avanti il suo lavoro in favore dei diritti umani”, ha dichiarato Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.
“Chiediamo al governo iraniano che Nasrin Sotoudeh sia rilasciata immediatamente e senza alcuna condizione. Altrimenti sarà necessaria la piena condanna da parte della comunità internazionale”, ha proseguito Luther.
Nelle ultime settimane, Nasrin Sotoudeh aveva preso posizione contro l’applicazione di una nota aggiuntiva all’articolo 48 del codice penale, in base alla quale si nega il diritto di nominare un avvocato di fiducia alle persone imputate di determinati reati, tra i quali quelli contro la sicurezza nazionale. Costoro possono scegliere unicamente in una lista di avvocati approvata dal Capo del potere giudiziario. Per la provincia di Teheran, ad esempio, gli avvocati approvati sono solo 20.
“In questo modo viene del tutto compromesso il diritto alla difesa”, ha commentato Luther.
Nei mesi scorsi Nasrin Sotoudeh aveva assunto la difesa di Narges Hosseini, sotto processo per aver protestato pacificamente, alla fine del 2017, contro l’obbligo d’indossare il velo. Dal dicembre dell’anno passato decine di donne sono state aggredite e arrestate nel corso di queste proteste.
Nel settembre 2010 Nasrin Sotoudeh era stata condannata a sei anni di carcere per “diffusione di propaganda contro il sistema” e per “associazione e collusione allo scopo di compiere reati contro la sicurezza nazionale”, unicamente per aver preso le difese legali di innumerevoli prigionieri di coscienza e rei minorenni condannati a morte. Era stata rilasciata nel 2013 a seguito di un provvedimento di grazia.
Nel 2012 le è stato conferito il premio Sakharov per il suo impegno in favore dei diritti umani. Dal rilascio, ha proseguito nel suo impegno nonostante i tentativi delle autorità iraniane di metterle i bastoni tra le ruote, ad esempio respingendo in molti casi le sue richieste di difendere prigionieri politici.
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