PROMOSSA DALL’UDI – UNIONE DONNE IN ITALIA
L’ANFORA, SIMBOLO DELL’INIZIATIVA, SBARCA A PRESICCE
Arriva nel Salento la “Staffetta di donne contro la violenza sulle donne” promossa dall’Udi – Unione donne in Italia: un evento per denunciare la violenza che ogni giorno ci colpisce nelle sue forme più svariate, dalle più eclatanti alle più subdole. Alle 18 del 24 gennaio 2009 l’Anfora, simbolo e testimone della Staffetta, “sbarcherà” a Presicce (palazzo Ducale) per poi toccare, nei giorni successivi fino 30, i comuni di Sannicola, San Cesario di Lecce, Salve, Lecce e Trepuzzi.
La violenza colpisce bambine e donne di ogni età, colpisce sposate, single e lesbiche, colpisce donne coraggiose come Malalai Kakar, missionarie laiche e suore. Colpisce in ogni parte del mondo. Per questo la “Staffetta” è partita da Niscemi, dove è stata assassinata Lorena, e si concluderà a Brescia, dove è stata sgozzata Hiina. L’Anfora attraversa l’Italia passando di mano in mano: è un’anfora con due manici, così che la possano portare due donne. Questo gesto di “portare insieme” vuol proprio significare l’importanza della relazione, della solidarietà, della vicinanza tra noi su tutti i temi che ci toccano profondamente. In ogni luogo in cui la Staffetta passerà, le due donne che l’hanno avuta in consegna la consegneranno ad altre due pubblicamente. Intorno si muoveranno iniziative pubbliche come dibattiti, mostre, seminari, proiezioni video. L’anfora, al suo passaggio, diventerà una testimone “viva”, perché le donne potranno infilarvi un biglietto con pensieri, immagini, denunce, parole.
C’è molto del Salento in questa staffetta: la stessa Anfora è stata realizzata nella nostra provincia e una delle due donne dell’Udi nazionale che hanno il compito di coordinare la staffetta – Enza Miceli – è salentina e la responsabile della locale sezione Udi Macare.
> Calendario nel Salento
– 24 gennaio
arrivo dell’anfora dalla Calabria a Presicce
– 25 gennaio (mattina)
San Cesario di Lecce
– 25 gennaio (pomeriggio)
Sannicola
– 26 gennaio
Salve
– 27 e 28 gennaio
Lecce
– 30 gennaio
Trepuzzi
> L’Anfora a Lecce: programma
martedì 27 gennaio 2009
ore 10
arrivo e accoglienza dell’Anfora nei pressi della sala Carlo V, alla presenza della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lecce, della prof.ssa Marisa Forcina, delegata alle Pari Opportunità – Università del Salento, della Presidente del Comitato Pari Opportunità dell’Università del Salento Donatella Grasso e di delegazioni di studenti e insegnanti degli Istituti Superiori del Salento
proiezione di video e documentari
dibattito
ore 16.30
dimostrazione teorico-pratica di difesa personale femminile, a cura di Laura Cardone (Federazione Italiana Krav Maga)
ore 19
“Sebben che siamo donne… paura non abbiamo”. Canti popolari salentini e non, a cura del gruppo TRIACE
buffet autogestito e autofinanziato
mercoledì 28 gennaio 2009
ore 10
“Insieme ce la faremo”
Incontro-dibattito con gli studenti delle Scuole Superiori e dell’Università alla presenza di:
> on. Teresa Bellanova
> Serenella Molendini, consigliera di Parità della Provincia di Lecce
> Sandra Meo, vice questore aggiunto Questura di Lecce
> Elena Gentile, assessora regionale alla Solidarietà
> M. Luisa Toto, presidente “Donne Insieme” e Centro “Renata Fonte”
> Rossella Fatano, psicologa Ceav – Centro antiviolenza Ausl Lecce
> Enza Miceli, responsabile Udi Macare Salento
modera: Paola Martino
ore 15.30
dimostrazione teorico-pratica di difesa personale femminile a cura di Laura Cardone (Federazione Italiana Krav Maga)
ore 16.30
proiezione di video e documentari
ore 19
“Canto di donne e di madri”, con Mariella Salierno – Specimen Teatro Lecce
a seguire non solo panini: l’Anfora da Simona al Camioncino di viale dell’Università
Nelle due giornate si potranno visitare la mostra d’arte contemporanea “I colori di J.”, a cura di Monica Lisi e il mercatino a cura della cooperativa sociale Officine Creative, con prodotti a marchio “Made in carcere”.
Adesioni: Commissione Pari Opportunità Provincia di Lecce, Consigliera di Parità Provincia di Lecce, Comitato Pari opportunità Università del Salento, Associazione culturale Maia, Associazione La Rete di Maia, Associazione Naemi.
> Alcuni dati
L’Istat nel febbraio 2007 ci ha detto che sono 14 milioni, in Italia, le donne oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica; che i soprusi sono commessi soprattutto dal partner e che, tra i 16 e i 50 anni, tra le cause di morte la violenza viene prima di malattie o incidenti stradali.
Noi sappiamo che la violenza sessuata va ben oltre i numeri e la qualità delle statistiche ufficiali. Nel 2006 l’Udi ha promosso una prima Campagna nazionale per attirare l’attenzione di tutti, comprese le istituzioni, su quella che è avvertita come una vera e propria emergenza. E l’abbiamo chiamata “Stop al femminicidio”. Femminicidio è parola ancora assente nei dizionari della lingua italiana. Feminisidio viene coniata a Ciudad Juarez, una città messicana ai confini con gli USA, dove dal 1993 ad oggi, 413 donne sono state uccise e 600 sono scomparse. UDI l’ha fatta propria, traducendola in femminicidio e ne ha assunto il senso politico usandola in ogni occasione: manifestazioni, volantini, comunicati. Così, piano piano, è entrata nel linguaggio comune. Femminicidio: cioè uccisione di donne per mano di uomini. In genere gli assassini sono fidanzati, mariti o ex, ma anche padri, fratelli, conoscenti, solo qualche volta estranei. Era necessario dare il nome appropriato a questo fenomeno terribile, che altrimenti rischiava di passare come un qualsiasi altro fatto di cronaca nera.
Per contrastare ogni più piccolo germe di questa normale malattia, occorre che le donne siano unite: se non è mai capitato di prendere delle botte, non per questo possiamo lavarcene le mani. Dobbiamo guardare a quella donna picchiata con altri occhi: quella donna siamo Noi. Non possiamo pretendere che lei da sola faccia quello che noi tutte non riusciamo a fare: far smettere agli uomini di essere violenti. Quella donna, come noi, se ha un lavoro è precario e spesso sottopagato, almeno rispetto a quello equivalente di un uomo; se ha una casa spesso ce l’ha insieme a un uomo e ai figli. Se poi quella donna si rivolge alle istituzioni, quali risposte troverà se ovunque si decide, compreso il Parlamento, le donne sono pochissime?
Esiste una nazione di donne che può apparire invisibile e senza corpo, che tuttavia noi tutte vediamo e riconosciamo ogni giorno e ogni momento. Vogliamo riconoscerci come cittadine, pur diverse per territorio, lingua, etnie e status sociale e culturale, per affermare l’esercizio pieno e uguale del nostro diritto di cittadinanza paritaria ovunque nel mondo.
Lecce, 23 gennaio 2009
Udi Macare Salento
Commenti