(ANSA) – ROMA, 3 GIU – Il 20% delle donne (di cui 6% perche’ licenziate e il 14% su decisione propria) abbandona il proprio lavoro dopo la nascita del primo figlio. I bambini da zero a tre anni che possono usufruire di un posto in asilo nido sono meno del 7% in Italia e il 25% in Francia e Inghilterra. L’80-90% degli anziani non autosufficienti sono assistiti e esclusivamente dalla propria famiglia, in particolare dalle donne. Tutti dati che confermano un allarme generalizzato non solo all’Italia, ma anche all’Europa: se non si interviene per redistribuire il peso della cura e della gestione della famiglia, per le donne non sara’ possibile progredire nella loro carriera professionale. E il messaggio lanciato oggi a Roma al convegno internazionale sulla conciliazione lavoro e famiglia dall’Asdo (Assemblea delle donne per lo sviluppo e la lotta all’esclusione sociale). ”Anche se negli ultimi anni – spiega Claudia Colonnello, una delle sociologhe che ha condotto la ricerca sulla conciliazione tra famiglia e lavoro in Francia, Inghilterra e Italia – gli investimenti per il Welfare sono stati intensificati sia a livello europeo che nazionale, molto rimane da fare. Abbiamo infatti rilevato dei limiti comuni ai tre paesi, come la presenza di politiche di supporto a macchia di leopardo, che affrontano il problema per segmenti senza un approccio coordinato, e la totale assenza di servizi professionali alle donne che assistono agli anziani. Inoltre abbiamo notato come l’approccio del sindacato, comunque fondamentale per il successo di queste iniziative, sia ancora troppo settoriale, quando esiste”. La ricerca, che ha studiato le politiche di conciliazione esistenti a livello territoriale e avviato diverse iniziative nei stati, indica come soluzione quella delle coalizioni territoriali. ”Servono formule innovative – continua Colonnello – per aiutare le donne a non dover fare scelte drammatiche tra famiglia e lavoro. In tal senso la strada da percorre deve essere quella delle coalizioni territoriali, in cui servizi di supporto siano progettati e finanziati da operatori sociali ed agenzie educative insieme, in collegamento con i bisogni del territorio, puntando a sviluppare partnership tra pubblico e privato, come sta avvenendo per esempio con l’asilo interaziendale di Conegliano Veneto, finanziato da nove imprese e dalla Regione”.
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