Più lavoro, migliori condizioni e pari opportunità sono le parole chiave della politica europea per l’occupazione e della politica sociale. L’obiettivo è di assicurarsi che nessuno rimanga indietro in una fase in cui l’Unione europea si adopera per diventare l’economia fondata sulla conoscenza più competitiva e dinamica al mondo. Il contesto di questa azione è rappresentato dall’Agenda per la politica sociale definita nel 2000: un tentativo di far interagire le politiche economica, occupazionale e sociale.
Le linee principali della politica per l’occupazione e della politica sociale sono:
la strategia europea per l’occupazione;
il miglioramento delle condizioni di lavoro e degli standard esistenti;
l’integrazione e la protezione sociale;
la parità fra uomini e donne.
La strategia europea per l’occupazione
Ogni anno, il Consiglio europeo dei capi di stato e di governo definisce una serie di linee direttrici, per precisare le priorità comuni per le politiche occupazionali dei singoli Stati membri. Lo scopo generale è di aumentare il numero di posti di lavoro, migliorarne la qualità, rendere più facile per i cittadini conciliare le esigenze di un’attività lavorativa con la vita privata e fare in modo che tutti abbiano uguali opportunità di trovare un impiego. Viene sempre più sottolineata l’importanza di coinvolgere le comunità locali in questo processo.
I paesi dell’Unione europea elaborano ogni anno piani d’azione nazionali, che descrivono le modalità di applicazione pratica di tali orientamenti. Per verificare la conformità ed i progressi compiuti, vengono utilizzati all’incirca 100 indicatori, che vanno dai dati economici di base (per esempio, la crescita del prodotto interno lordo, PIL e il tasso di disoccupazione) alle possibilità di interrompere l’attività lavorativa e di disporre di strutture per la custodia dei bambini.
L’obiettivo è di ridurre la disoccupazione e la sottoccupazione in maniera significativa entro il 2010. Attualmente, soltanto il 64% della popolazione in età lavorativa ha un impiego e lo scopo è di portare questa percentuale al 70%. Obiettivi specifici, inoltre, riguardano le donne ed i lavoratori più anziani.
Il fondo sociale europeo
Il finanziamento per contribuire al raggiungimento di questi obiettivi è messo a disposizione dal fondo sociale europeo, che prevede una spesa di 60 miliardi di euro tra il 2000 ed il 2006. Il fondo finanzia i programmi volti a sviluppare le capacità professionali e sociali. Infatti, le persone che non hanno difficoltà ad interagire socialmente sono più sicure di sé e più adattabili, quindi è più facile per loro trovare un lavoro o creare la propria attività. Particolare attenzione viene prestata al finanziamento alle zone dell’Ue con livelli particolarmente elevati di disoccupazione o con redditi medi piuttosto bassi. 3 miliardi di euro sono destinati al programma EQUAL, che verifica i nuovi modi di affrontare la discriminazione e la diseguaglianza di cui sono vittime sia coloro che lavorano, sia chi è alla ricerca di un’occupazione.
Norme minime per tutti
Da molto tempo l’Ue è impegnata nel garantire ai cittadini un ambiente di lavoro adeguato su tutto il suo territorio e nel tutelare i diritti dei lavoratori. Ciò avviene grazie a degli accordi sulle norme minime comuni relative alle condizioni di lavoro, salute e sicurezza sul luogo di lavoro, come pure promuovendo relazioni industriali e dialogo tra i rappresentanti dei lavoratori ed i datori di lavoro improntati a criteri moderni. In tempi più recenti, la Commissione europea ha incoraggiato la responsabilità sociale delle imprese promuovendo il concetto secondo cui queste ultime devono considerare i problemi sociali ed ambientali quale parte integrante delle loro strategie manageriali.
Le regole comuni dell’Ue stabiliscono le norme di base in numerosi settori, fra cui la protezione contro determinati rischi per la salute, come il rumore o l’esposizione a prodotti chimici, o circostanze specifiche, come la gravidanza, o la presenza di lavoratori minorenni. I lavoratori di tutti i paesi dell’Unione godono degli stessi diritti, fra cui quello di essere informati dai propri datori di lavoro, nonché dei diritti fondamentali dei lavoratori nel caso di licenziamenti collettivi, oppure contratti part-time o temporanei.
La parità salariale a parità di mansioni, la protezione contro le molestie sessuali e tutte le forme di discriminazione sono tutti principi fondamentali per l’Ue. La lotta contro la discriminazione e la xenofobia è stata intensificata attraverso un programma d’azione che copre il periodo 2001-2006. Una strategia quadro per il periodo 2001-2005 assicura che le questioni relative alla parità fra uomini e donne siano prese in considerazione in tutte le politiche dell’Unione.
Condizioni di lavoro piuttosto simili in tutta l’Ue (pur lasciando sufficiente spazio per le principali differenze nazionali e culturali) implicano anche condizioni analoghe di gestione degli ambienti imprenditoriali. Questo evita le distorsioni nell’ambito della concorrenza nel mercato unico. Solide relazioni industriali, inoltre, favoriscono la competitività. In alcuni casi, le trattative su nuovi livelli di protezione si realizzano direttamente tra i datori di lavoro ed i sindacati, prima di essere inclusi nella legislazione dell’Ue, come è accaduto in tutta l’Unione, in occasione dell’accordo sul congedo parentale minimo di tre mesi.
Mobilità paneuropea per tutti
Tra i diritti fondamentali dei cittadini dell’Ue c’è quello di poter lavorare ovunque sul territorio dell’Unione. Grazie alle misure prese di comune accordo dagli Stati membri, diventa sempre più facile andare a lavorare in un altro paese. Una serie di misure garantisce la continuità della protezione sociale anche lavorando all’estero, di modo che, per esempio, i contributi pensionistici versati in un paese siano riconosciuti in un altro. Gli uffici di collocamento dello spazio economico europeo (Ue, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e della Svizzera sono collegati fra di loro attraverso un sistema unico, EURES, grazie al quale è possibile consultare su Internet una base di dati con migliaia di offerte di lavoro e mettere il proprio CV online.
Integrazione e protezione sociale
I sistemi di previdenza sociale nei singoli paesi dell’Ue non sono tutti basati sullo stesso modello: anch’essi riflettono tradizioni specifiche, progressi sociali ed il patrimonio culturale di ogni stato e tutte queste differenze vengono rispettate. L’Ue cerca di fare in modo che ogni cittadino possa fruire di un certo numero di prestazioni sia quando lavora, che quando è disoccupato. Il coordinamento dell’Ue, inoltre, assicura che tutti gli Stati membri condividano l’obiettivo comune di fornire un sistema di previdenza sociale di base per tutti, purché compatibile con la corretta gestione del proprio bilancio.
Le priorità riguardano l’adattamento dei sistemi di protezione sociale al fine di:
fornire un sistema di previdenza sociale per tutti, rendendo tuttavia economicamente più vantaggioso lavorare, ovunque ciò sia possibile;
garantire le pensioni e fornire servizi sanitari di qualità ad un costo sostenibile;
promuovere l’integrazione sociale e combattere la povertà.
Tutto questo non richiede una legislazione. Il ruolo dell’Ue, ed in particolare quello della Commissione europea, consiste nel promuovere uno scambio di esperienze e buone prassi fra i vari Stati membri ed elaborare ogni due anni i piani d’azione nazionali sul tema dell’integrazione sociale, al fine di monitorare continuamente i progressi compiuti.
Sostegno tecnico
Tre agenzie forniscono i dati tecnici necessari ai lavori dell’Ue sull’occupazione, effettuano ricerche e diffondono le prassi migliori. Si tratta:
dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro con sede a Bilbao;
della Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro con sede a Dublino;
dell’Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia
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