di Alessia Arcolaci
Per avere garantito assistenza alle vittime di violenza nel suo Paese, la legale del Cairo in prima fila nel #MeToo egiziano ha dovuto rinunciare a tutta la sua vita. L’abbiamo intervistata
«Dovremmo picchiarti per darti una svegliata». Seduto in uno studio televisivo del Cairo c’è un giornalista che guarda dritto nella telecamera e si rivolge così ad Azza Soliman. Cinquant’anni, avvocatessa da sempre al fianco delle donne e nella difesa dei diritti umani in Egitto. Donna simbolo della lotta per l’emancipazione femminile nel mondo arabo. E del movimento #MeToo in Egitto. Per questo è stata perseguitata, arrestata e messa sotto processo.
Il suo nome al Cairo pesa. Oggi rischia fino a 15 anni di carcere con l’accusa di avere diffamato l’immagine del suo Paese affermando che le donne, in Egitto, devono affrontare lo stupro.
Tutti i suoi beni sono stati congelati così come la sua vita (qui l’appello lanciato da Amnesty International in sua difesa). Non può viaggiare, non può lavorare, vive con la paura che ogni giorno potrebbe essere nuovamente arrestata e allontanata dai suoi figli. È insieme a loro nella foto che mostra sul suo profilo WhatsApp ed è per garantire anche a loro un futuro migliore che ha accettato di raccontarsi.
Lei è stata perseguitata e denunciata per avere difeso donne vittime di violenza. Oggi come vive?
«La mia vita è insicura. Il mio studio è stato colpito da tutte le accuse e diffamazioni. Alcune clienti hanno deciso di cambiare avvocato perché temono che i giudici possano essere influenzati dalla mia storia. Il mio lavoro come consulente è fermo perché i miei conti bancari sono stati congelati quindi non posso ricevere nessun pagamento. Vivo sotto la minaccia costante di un nuovo arresto. C’è una campagna di diffamazione nei miei confronti che è un pubblico invito ad attaccarmi. Non è una vita facile ma mi batto ogni giorno perché possa migliorare».
Ha paura?
«Sì, conviverci è la mia sfida quotidiana. Attualmente sono accusata di avere ricevuto fondi illegali stranieri, evasione fiscale e di avere costituito un’azienda che opera illegalmente come una organizzazione non governativa».
Quante donne ha aiutato?
«Insieme al Centro per l’assistenza legale delle donne egiziane e Avvocati per la giustizia ne abbiamo assistite migliaia. Per fare un esempio, solo nel 2012, abbiamo registrato le richieste di oltre tredicimila donne».
Continua a leggere: Azza Soliman, l’avvocatessa che rischia la vita per le donne egiziane
Commenti