di eliana

da socialpress

Era un po’ che si tentava di riprendere il discorso. Dai giornali, nelle riunioni, sui siti. Ci si chiedeva come mai le donne stessero in silenzio nonostante la violenza di cui sono vittime soprattutto nell’ambito famigliare, nonostante la legge 40 e il risultato del referendum, nonostante si cerchi di favorire un ordine sociale che le mette sotto tutela. Travolte dal silenzio, ridotte al ruolo di veline, con scarsa visibilità politica anche nei partiti della sinistra. Ormai sembrava che nulla le potesse risvegliare …
Martedì all’assemblea in Camera del Lavoro ci sono andata speranzosa, ma disillusa. Mi dicevo: “Saremo le solite, forse ci sarà qualcuna in più. Magari qualche ragazza giovane.” A scanso di equivoci sono arrivata presto e già dal parcheggio mi si è allargato il cuore. Sono tutte donne quelle che gironzolano nel quartiere e il via vai si intensifica man mano che ci si avvicina alla Camera del Lavoro. Entro, nella sala Di Vittorio c’è già un sacco di gente, ma invece di accalappiarmi un saggio posticino cerco le amiche in un girotondo di mani che salutano e donne che si abbracciano. “Ma quante siamo?” “Si, siamo tante, ma non ci sono le giovani” “No, guarda” dico indicando due ragazze. Scuotono la testa “Per il momento la media è alta. Un’assemblea all’estroprogestinico” mi rispondono, ma sorridono perché sanno bene come la nostra difficoltà abbia contribuito alla mancanza di informazioni che spesso lamentiamo nelle ragazze più giovani.
Non abbiamo il tempo di farci ulteriori domande. La sala si riempie, ormai ci si accalca nei corridoi, si invade il palco, si occupa la sala in fianco. L’assemblea inizia e viene letto un brano di “Leggere Lolita a Teheran” “Chiunque fossimo e non importa che credo avessimo, eravamo diventate il segno di qualcun altro … Qualcuno che voleva crearci a sua immagine e somiglianza perché noi gliel’avevamo permesso”. Oggi anche le nostre libertà sono messe in discussione perché, come ci ricorda Akila, dell’Associazione di difesa dei diritti delle donne algerine, l’integralismo è una cosa che riguarda il mondo intero. Così anche noi oggi ci sentiamo intrappolate perché anche proposte che sembrano favorirci come quella che prevede l’adottabilità degli embrioni abbandonati da parte delle donne single, nei fatti tende a far passare la logica del diritto prioritario dell’embrione a nascere e porta insita la contrapposizione fra i diritti della madre e quelli del figlio.
Una grande assemblea stile anni ’70. Il microfono si rompe e si continua alzando il tono della voce nel silenzio generale, eppure siamo proprio tante ! Mi guardo intorno, per fissare bene le immagini nella memoria visto che nella fretta ho dimenticato la macchina fotografica. Qua e la ci sono anche uomini, alcuni hanno accompagnato le loro compagne come i due liceali che ho al fianco. Mi fanno una tenerezza incredibile, non fiatano, ascoltano serissimi. Ma allora ci sono anche le giovani: Guardo meglio. Si ce ne sono, sono giovanissime e curiose, con tanta voglia di capire. Gli interventi si susseguono. Si raccontano esperienze, si lanciano iniziative, si portano proposte. Si parla di libertà femminile, di come non sia mai riuscita a diventare una categoria della politica. Tutte sottolineano come la difesa della legge 194 e dell’autodeterminazione sia un principio che non può diventare merce di scambio tra i partiti. Si contesta che anche nella sinistra non si riesca ad avere una progettualità autonoma che superi il concetto di tutela, che esca dallo stereotipo donna-madre. Si parla anche di consultori pubblici di quello che hanno significato, di come vengono puntualmente e continuamente penalizzati dal punto di vista dei finanziamenti, di quello che si deve fare per impedire il loro cattivo funzionamento e la chiusura, di come invece andrebbero potenziati e riqualificati perchè tornino ad essere un punto di riferimento per la salute e la prevenzione.
La sala inizia a svuotarsi. Si decide di chiudere l’assemblea anche se c’è ancora tanto dire e soprattutto tanto da fare per ricostruire un discorso interrotto e ricucire il dialogo con le nuove generazioni. Intanto si inizia col mettere in rete chi in questi anni ha lavorato nella politica, nel sindacato, nelle associazioni per riaprire la conflittualità e poter iniziare ad immaginare il cambiamento e si decide di tornare in piazza e di tornarci a Milano con una grande manifestazione nazionale. L’assemblea si chiude con un grande applauso. Per tutte l’appuntamento è il 18 dicembre, sempre alla Camera del Lavoro alle 21.
Appello, ci siamo ritrovate, in tante, il 29 novembre a milano all’assemblea “usciamo dal silenzio”. liberta’ delle donne, autodeterminazione, difesa della 194 e tanto altro sono le ragioni che ci hanno portate a proporre una manifestazione nazionale. vogliamo, con questo appello, provare a lanciare la manifestazione nazionale per il 14 gennaio a Milano.
Per organizzarla ci ritroveremo domenica 18 dicembre alle ore 21 in camera del lavoro a milano (corso di porta vittoria 43), per fare il punto sull’andamento dell’appello.
Continuiamo a costruire proposte, iniziative, coordinamento con il sito: www.usciamodalsilenzio.org

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