Alla vittima riconosciuto anche il congedo per la riabilitazione psicologica. L’avvocato Campana: «Si tratta del primo caso in provincia»
Quasi un anno fa, l’aggressione sessuale contro una collega da parte di un dipendente di un locale del centro, avvenuta in orario di lavoro, portò a denunce e procedimenti penali (in corso), ma anche a far emergere una situazione di mobbing generalizzato, cominciato dopo il cambio di proprietà, tanto che su 12 dipendenti 9 se ne sono andate. Convocate dalla consigliera di parità della Provincia, Isabel Perletti, alcune delle donne abusate, sindacato e associazioni hanno fatto ora il punto della situazione. «La città non deve dimenticare – spiega Perletti – né sottovalutare il fenomeno. La cultura corrente contiene ancora troppa tolleranza per la violenza travestita da “battuta pesante” e facilita le aggressioni verbali e fisiche anche sul posto di lavoro».
Poiché la consigliera di parità entra in azione solo quando si tratta di discriminazioni di genere, la lavoratrice aggredita è stata assistita, con la consulenza dell’ avvocato Miriam Campana per l’ aspetto di genere e dalla Fisascat-Cisl per l’ aspetto contrattuale. Inoltre è stato fatto un lavoro di rete con Aied e Aiuto Donna per il supporto psicologico. La vittima dell’ aggressione che ha fatto da detonatore, ha intanto ottenuto due vittorie ritenute importanti per il futuro. Innanzitutto, l’Inps ha accettato immediatamente le dimissioni per giusta causa, il che dal punto di vista economico, significa che la donna può percepire l’ indennità di disoccupazione.
Sempre l’ Inps ha poi riconosciuto il periodo di congedo – previsto dal Jobs Act proprio a proposito di molestie sessuali – da applicarsi al percorso di riabilitazione psicologica realizzato e certificato da Aied e Aiuto Donna. «Si tratta del primo caso in provincia – sottolinea l’ avvocato Campana – e significa che viene riconosciuta la natura invalidante di un’ aggressione sessuale». Intanto Fisascat, categoria del commercio della Cisl, ha aperto da sei mesi «Forza fragile», punto di ascolto, valutazione e intervento dedicato alle donne vittime di violenze sul lavoro.
Il progetto è coordinato da Corinna Preda e, in sei mesi, ha raccolto la voce di una ventina di donne, ultimo il caso di 5 dipendenti di un supermercato che hanno denunciato le violenze del loro capo e intrapreso poi un’ azione legale tuttora in corso, mentre il sindacato ha avviato una trattativa con l’ azienda per la rimozione dell’ uomo. Nel complesso, «le denunce individuali che si riferiscono propriamente ad abusi sessuali presentate allo sportello – spiega Preda – sono finora 8. Le donne fanno molta fatica a rompere il silenzio, sia per vergogna, sia per paura di perdere il lavoro.
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