La stilista, morta a 73 anni, è stata la prima a sfilare in Cina e al Cremlino
di Maria Corbi
Laura Biagiotti, «The Queen of Cachemire», come la ha definita il «New York Times», ma la definizione non comprende le tante anime di questa raffinata stilista, collezionista ed esperta d’arte, morta dopo un malore improvviso.
Una storia di successo al femminile, tramandata da madre in figlia. Prima Delia, che nel 1965 apre una sartoria in via Salaria, poi lei, Laura, e oggi, Lavinia, la figlia unica amatissima che piange disperata la sua mamma, preparata a prenderne il posto in una delle poche aziende di moda made in Italy ancora nelle mani di chi le ha create.
Cinquant’anni di moda e tre generazioni di donne. Con al centro lei, Laura, che ha fatto del cognome di famiglia una griffe e un successo internazionale. Moda e arte, due passioni che hanno formato e scandito la sua vita. Gli studi in archeologia cristiana a La Sapienza hanno forgiato il suo gusto e anche il suo modo di interpretare gli abiti, pensati per essere portati comodamente, ma nello stesso ammirati come fossero quadri. «Io offro la quotidianità, una specie di dieta mediterraneo, un passaporto per le donne che partono ogni giorno per la giungla del lavoro, vestiti che non creano ma eliminano problemi», spiegava Laura Biagiotti a Natalia Aspesi. Il gusto delle linee e del colore hanno guidato la creatività di questa signora che avrebbe compiuto 74 anni il 4 agosto, un appuntamento fisso per i suoi amici da festeggiare nella villa di famiglia a Fregene. La stilista, morta a 73 anni, è stata la prima a sfilare in Cina e al Cremlino.
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