bcd - "BIANCO 
 COME DIO": IL LIBRO DI GOVONI SARA' PUBBLICATO DA RIZZOLI

Il giovane cremonese Nicolò Govoni, già noto per la sua esperienza in India, torna a far parlare di sé. E lo fa nientemeno che con la pubblicazione del suo ultimo libro, ‘Bianco Come Dio’, da parte della nota casa editrice Rizzoli. Il volume era già uscito in veste di e-book e si era rivelato un successo, con oltre 10mila copie acquistate. Proprio questo ha interessato Rizzoli, che nei giorni scorsi ha fatto la proposta al giovane.
Di questa vicenda lui parla in un post su Facebook, raccontando la propria storia.
Ho iniziato a scrivere nel momento più cruciale della mia vita, quando, inconsciamente, dovevo decidere chi sarei diventato. Era il 2013.
Sono nato a Cremona. Non ci vivo più. Sono nato il 17 marzo 1993, figlio di uno sbaglio e di grande amore. Sono cresciuto con i nonni, che mi hanno insegnato la compassione, e a mangiare la frutta. Sono cresciuto leggendo libri, tagliandomi i capelli di rado, e sospirando sempre per la ragazza sbagliata.
La mia infanzia profuma di biscotti, e pesche, e piedi nudi d’estate. Sono un bambino felice e solitario. Poi sono adolescente, e non ho un rapporto con mio padre, e infrango ogni regola, e disdegno lo studio accademico. Continuo a leggere, però. Continuo a inseguire la ragazza sbagliata.
Ho diciott’anni e mi sento vecchio. Vivo in un paese che cannibalizza i propri figli e si pulisce i denti con le loro ossa. Fallisco, ancora e ancora. Prendo i miei fallimenti e ci faccio una collana. È una collana pesante. “Non andrai da nessuna parte,” dicono i miei insegnanti. “Ci rinuncio,” pensano i miei genitori. Ho diciott’anni e mi sento vecchio.
La ragazza sbagliata, dopo tanto sospirare, mi fa un grande favore, mi spezza il cuore in un milione di piccoli pezzi. “Questa società è profondamente sbagliata,” mi dico allora. “Abbiamo tutti rinunciato ai nostri sogni, e ci va bene così. Ci va bene questa vita preconfezionata. Ci va bene non esistere. Ci va bene arrenderci, e accontentarci e scegliere un dolore facile anziché un’impervia vittoria.” Mi guardo intorno, e in questa piccola città non cambia mai nulla. “Io merito di meglio.”
A vent’anni parto per fare volontariato. Non ne posso più, sono vuoto e lo sono da tanto, e così quando metto piede in un piccolo orfanotrofio nell’India meridionale, i miei bambini trovano spazio in abbondanza in cui insediarsi. Quello spazio è il mio cuore, che prima riecheggiava vuoto e poi, dopo quell’estate di lavoro e amore, si colma.
Da qui, cambia tutto. Mi metto a scrivere. In Italia raccolgo fondi per costruire un dormitorio nel mio orfanotrofio. Mi trasferisco in India per dedicarmi completamente ai miei bambini. Lo faccio con una promessa, usare la mia fortuna di ragazzo bianco e occidentale per prendermi cura di loro. In India m’iscrivo all’università, dove studio giornalismo e, al contempo, inizio a insegnare a bambini svantaggiati. Nel 2014, l’orfanotrofio rischia la chiusura a causa delle nuove norme governative che penalizzano le piccole fondazioni. Raccolgo fondi per costruire un muro perimetrale intorno all’istituto, salvando così l’orfanotrofio. Fondo una ONLUS a supporto della mia Missione.
Nel 2015 pubblico “Uno”, il racconto delle vite dei miei bambini, grazie alla fiducia di una piccola casa editrice. “Uno” è una storia personale, un’epistola a me stesso, roba oscura, spesso caotica, ma profondamente speranzosa: il racconto di un ventenne desideroso di gridare al mondo come, dopo essersi quasi arreso allo status quo, ha trovato il coraggio di vivere davvero.
Scrivo di me e di venti orfani sperduti chissà dove in un villaggio del terzo mondo, eppure migliaia di lettori -come non lo so neanch’io- si radunano attorno alle mie storie, alle Nostre storie, dapprima con parole d’incoraggiamento, poi contribuendo concretamente, e infine partecipando alla mia Missione. Questi di cui parlo siete voi, la mia famiglia. Questi Siamo Noi. Nel 2016, mandiamo tutti i bambini dell’orfanotrofio a scuola e tre dei ragazzi più grandi all’università.

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