Valentina Rigano
Un padre con gravissimi problemi psicologici, che vive con familiari ancor più sofferenti, imputato per stalking e minacce di morte verso l’ex moglie e il suo bambino di tre anni, con pericolosità riconosciuta dal tribunale di Monza e comprovata da una perizia tecnica, dopo ad aver inizialmente ottenuto di vedere il piccolo in uno spazio neutro, alla presenza di un educatore, potrebbe ottenerne l’affidamento, su richiesta dei servizi sociali.
È quanto sostenuto dall’avvocato Francesco Miraglia, del foro di Roma, che rappresenta la madre del piccolo. “Questa persona è stata rinviata a giudizio per stalking e minacce di morte, sia verso la mia assistita che verso il bambino, e i Servizi sociali, incredibilmente, che fanno? Chiedono al giudice che il piccolo venga strappato alla madre e affidato a un padre simile”, ha scritto l’avvocato Miraglia in una nota, che prosegue “nel frattempo l’uomo, unicamente a causa del grande risentimento che prova ancora nei confronti dell’ex moglie, ha persino chiesto che il figlio, una volta allontanato dalla madre, venga collocato in una casa famiglia, un ambiente pertanto estraneo, incurante del fatto che tale provvedimento rischierebbe di traumatizzare irreversibilmente questo bambino, il suo stesso figlio”.
L’avvocato ha annunciato di denunciare chi avrebbe chiesto al giudice di affidare il minore al papà “intanto denunciamo i due operatori (un assistente sociale e una psicologa) per falso ideologico e calunnia, poi chiediamo al Comune, in cui il bimbo risiede con la madre, di intervenire al più presto: riterrò responsabili i due operatori se al piccino dovesse succedere qualcosa”.
Secondo quanto sostenuto dal legale “il padre, oltre ad avere una comprovata fragilità psicologica, è incline agli scatti violenti, tanto da essere imputato in un processo penale per atti di stalking verso l’ex moglie, la quale ha dovuto lasciare il proprio lavoro e cambiare città pur di mettere al riparo sé stessa e il bambino dalla furia dell’uomo”. Il processo all’uomo, sempre secondo quanto riportato dall’avvocato, inizierà ad ottobre. “Ci domandiamo il motivo per il quale sia stato l’assistente sociale, e non il padre del bimbo, a denunciare la madre perché in alcune occasioni (sempre giustificate) non ha portato il bimbo agli incontri col padre”, ha proseguito Miraglia, che ha concluso, “chiediamo chiarezza e giustizia, ma soprattutto la sicurezza per questo bimbo di tre anni, che non sappiamo proprio a quali gravi pericoli possa andare incontro”.
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