(DIRE) – BOLOGNA- Raggiungono quota 155 le madri sole ospitate con i loro figli nel 2005 nei centri d’accoglienza del Comune di Bologna. Di queste, 85 hanno alloggiato in centri convenzionati, mentre le altre 70 in centri comunali. I dati arrivano da Adriana Scaramuzzino, vicesindaco di Bologna, nel corso di una commissione consiliare a Palazzo d’Accursio in materia di politiche sociali per le donne. Scaramuzzino afferma che “l’assegno di supporto” per le madri che non hanno il sostegno della famiglia “e’ una logica vecchia, da superare. Dobbiamo metterle invece in condizione di prendere in mano la propria vita”, afferma la vicesindaco. Per le donne che hanno gia’ un certo grado di autonomia, infatti, oltre all’accoglienza sono previsti anche “percorsi di inserimento al lavoro”. Insomma, autonomia e non supporto, affrontando la questione con “metodi personalizzati” in base alle situazioni, altrimenti si fa solo “beneficienza”. Azioni del genere, pero’, vanno realizzate con la collaborazione dei consultori, con i quali vengono gestiti anche casi di interruzione volontaria di gravidanza (“soprattutto se la ragazza non vuole coinvolegere la propria famiglia”) e i casi di rapporto genitoriale con figli problematici. E’ questo pero’ il punto dolente, soprattutto perche’ manca una vera e propria integrazione socio-sanitaria dei servizi per le donne, le famiglie e i minori. “E’ il nodo di fondo- afferma Maria Clede Garavini, dell’Asl di Bologna- la non integrazione non permette di cogliere al cuore i problemi delle persone”.
Dunque, e’ necessario “riprendere il cammino verso l’integrazione- prosegue Garavini- partendo dalla considerazione che molte cose negli ultimi anni sono cambiate”, dalle leggi alle istituzioni, alle professioni.
Secondo Garavini, “bisogna riprogettare un nuovo modo di integrazione e di collaborazione tra la sanita’ e il sociale”, rispetto alle attivita’ che riguardano la tutela della maternita’ e dei minori, l’adolescenza, integrando i vari servizi e la varie competenze e professionalita’.

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