La città dell’Alto Adige e la capitale cinese erano a due passi e si affacciavano sull’Oceano della Tetide. Sembra fantascienza e invece i paleontologi italiani e cinesi hanno trovato gli stessi fossili nei due siti. Per questo motivo gli scienziati hanno deciso di rafforzare la loro collaborazione e approfondire.
BOLZANO – A prima vista la Cina e l’Alto Adige non hanno nulla in comune e sono lontanissime: in linea d’aria le separano 7.879 chilometri. Ma 250 milioni di anni fa entrambe si trovavano all’equatore e si affacciavano sull’Oceano della Tetide, benché sulle due sponde opposte. Lo hanno scoperto i paleontologi dei due paesi che hanno trovato fossili simili nei loro rispettivi territori e per questo motivo hanno deciso di rinforzare la loro collaborazione e approfondire.
Per questo motivo la paleontologa del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige, Evelyn Kustatscher, in questo periodo è ospite alla Yunnan University a Kunming presso il professore di paleontologia Zhou Feng, per mettere a disposizione la sua competenza tecnica e per confrontare i ritrovamenti delle Dolomiti con quelli dei suoi colleghi cinesi. Già due anni fa un gruppo di geologi cinesi nell’ambito di un progetto tedesco-cinese hanno visitato l’Alto Adige. In quell’occasione hanno potuto visionare, tra l’altro, dei reperti della gola del Bletterbach e delle Dolomiti di Braies. “Quella collaborazione internazionale, partita due anni fa, ora potrà essere rafforzata”, dichiara soddisfatto il direttore del Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige Vito Zingerle.
In Cina Kustatscher nelle prossime settimane si dedicherà, insieme al professor Feng ai fossili cinesi. “Nell’ambito di questo progetto ci occuperemo soprattutto della ricerca di fossili ritrovati all’interno di pietre risalenti al limite Permiano-Triassico”, spiega la paleontologa. Il cosiddetto “chiodo d’oro”, il limite fisico tra le due età geologiche si trova in Cina, ma anche nelle Dolomiti: questo testimonia che l’estinzione più grande della storia è molto ben documentata.
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