di Antonia Chimenti
GIUSEPPE, UN UOMO MEDITERRANEO
Misurato e discreto, istintivo e pudico, dimesso e fiero. Imparò tanto dalla vita e insegnò tanto a tutti, col suo silenzio e la sua operosità, fino alla fine. Mai un lamento uscì dalle sue labbra. Era un modello di riservatezza, era l’esatta antitesi del chiassoso esibizionismo oggi imperante. Il suo amore per il mare era semplice e non pretenzioso; al sole, al mare e alla brezza chiedeva alimento ed energia, vita e forza. Maltrattato e umiliato da tanti, non reagiva; lasciava che gli eventi gli dessero ragione. La vita gli ha riservato dure sorprese, ma ha sempre reagito con dignità, in una solitudine interiore ed esteriore, che non ha alterato il suo equilibrio. Detestava le complicazioni. Era l’esatta esemplificazione dell’ideale greco di misura. Lavorava senza essere schiavo del lavoro, coltivava innocenti passatempi: piccoli viaggi, letture, teatro, senza esserne ossessionato. Non parlava mai di sé, ma era compiaciuto quando altri ne apprezzavano la delicatezza, l’abilità nel mestiere, l’onestà.
Non voleva avere ragione a tutti i costi, si sentiva piccolo. Ma nel cuore di tutti è rimasto grande.
ROSOLIO
C’era il rituale delle visite. Si entrava nel candido soggiorno, generalmente il trullo centrale. Tutto era bianco: i muri tinteggiati a calce, i pavimenti di pietra strofinati ogni settimana con la spazzola, chine a terra, in ginocchio… La vetrinetta esibiva una collezione di bicchierini da liquore e zia Angelina, con la sua aureola di capelli candidi, che ben si intonava all’ambiente, si indaffarava a servire il suo liquore di rose alla nipote Maria, venuta da lontano con le sue bambine.
Quanta saggezza, quanta fierezza! Era sola, ma felice e orgogliosa di esserlo. E impartiva lezioni senza saperlo e volerlo: insegnava a due bambine che la vita va colta, gustata giorno per giorno, nella semplicità di una candida dimora, al riparo dalla concitazione, dai demoni interiori: paura, risentimento, ansia, gelosia, rimorso, in un perenne “fiat”, fuori dal tempo e dallo spazio.
LATTE DI MANDORLA
Fresco, dolce, contro l’arsura nei caldi pomeriggi. Era un altro protagonista dei rituali di accoglienza. Il fresco sorriso di Maria, la sua abilità nel tessere scialli per serate da sogno, i suoi fiori sempre freschi e il latte di mandorla, servito allungato con acqua fresca. Quando l’estate era estate, quando si imprimevano vivide nella memoria le impressioni suscitate dalle persone, dai loro gesti; quando la curiosità nei confronti degli esseri non era inquinata dalla delusione e dai risentimenti. Cara, dolce Maria, molto femminile, accurata ed elegante. A suo agio nel suo mondo di dolce fata. Attenta, disponibile, operosa e ambiziosa, senza eccessi. Una donna mediterranea, felice di esserlo. Una donna che non si vergognava di essere tale, in un paesaggio che le assomigliava, caldo, armonioso e fiorito.
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