di Antonia Chimenti
SERA D’ESTATE
Nel percorso dal mare di Monopoli alla collina di Fasano si fermarono lungo la strada per raccogliere cicoria selvatica fresca e profumata.Una brezza leggera sollevava dolcemente i capelli salmastri delle due ragazze, che si sedettero sul muretto di sasso per inebriarsi di sole e di vento, ad occhi socchiusi.
Maria e Michele, chini sulle zolle rossastre, tagliavano con meticolosa perizia le salutari foglioline e riempivano un sacchetto di plastica.
Trascorsero dolcemente l’ora del crepuscolo in quel luogo, prima di riprendere il percorso, che li avrebbe riportati a casa, dove li attendeva un bagno caldo e uno spuntino profumato e colorato come una tavolozza d’artista: rucola, pomodori, aglio, pane raffermo ammorbidito nell’acqua salata, olio, origano…
Giuseppe era appena rientrato dal suo viaggio a Bologna con il suo camion. Antonia, sua madre, gli aveva preparato una cena sostanziosa e corroborante. Sullo sfondo, dal juebox uscivano le stimolanti note del Ballo di Simone. La figlioletta si presentò all’improvviso con la bocca sporca di cioccolato. Era infatti reduce da una visita furtiva al negozio di generi alimentari, dove non aveva saputo resistere all’attrattiva delle leccornie, che sua madre vendeva agli altri bambini…
RUCOLA E LIBRI
Erano le dieci del mattino. La giornata si annunciava calda, ma le foglie argentate degli ulivi offrivano il loro eterno incanto e una brezza leggera alitava tutt’intorno.
I gerani di tutti i colori offrivano il loro volto infantile al bacio del sole. Di primo mattino le amorevoli cure di nonna Antonia avevano offerto la loro dose giornaliera di ristoro.
Agnese si incamminò lungo un piccolo sentiero: portava un plaid di lana, il libro dei compiti delle vacanze e una fetta di pane profumato di forno. Giunta ai piedi di un prugno maestoso, dispose con cura il panno, si sdraiò pigramente e cominciò la lettura.
Si concesse un breve intervallo: si alzò, colse alcune foglioline fresche di rucola selvatica, le assaporò lentamente, notando con delizia il loro armonioso abbinamento col pane fresco… Poi riprese a leggere.
Pigri e indifferenti, i candidi trulli scintillavano felici sotto il luminoso sole d’agosto.
TRA LE ROVINE DI GRUMENTUM
“Luci ed ombre” ripeteva con dolce ossessione il vecchio custode delle rovine. Seduto all’ombra di un albero, con una coppola nera sulla testa, accolse con dolcezza Vito e Luisa che, satolli di sole e di mare, volevano vivere l’incantesimo di un incontro con la Storia. Li accompagnava uno spensierato rokettaro, ignaro di mitologia e antichità greche, ma precocemente saggio e amante della Bellezza.
Un silenzio solenne, interrotto solo dal canto delle cicale, formava l’ideale cornice per questo pellegrinaggio verso le tombe dei Padri.
Luci ed ombre, grandezza e miseria. Il tempo scorre,apparentemente. In realtà in alcuni momenti magici si ha la percezione della durata, dell’eternità. Le rovine scintillano sotto il sole, parlano… Ma non destano tristezza. Il volto di chi guarda e sa vedere è sereno. Il sole, il vento caldo, il cielo azzurro, la musica delle cicale, il vecchio custode e il dolce, silenzioso sussurro delle “rovine”, dove occhieggiano maliziosi i papaveri, evocano l’Eternità.
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