“Contano i risultati, non il tempo in ufficio”
Il magnate della Virgin stravolge l’azienda: i dipendenti saranno liberi di ore, giorni e settimane di ferie senza chiedere il permesso a nessuno. C’è una sola condizione: “Non devono mettere a repentaglio risultati e carriera”
dal nostro corrispondente Enrico Franceschini
LONDRA – Il brutto delle ferie è che prima o poi finiscono. Ma come vi sentireste se le vostre ferie, potenzialmente, non finissero mai? O meglio se foste voi a decidere quando finiscono: quando andare in vacanza e per quanto tempo starci, senza che il capufficio, come lo si chiamava un tempo, insomma il boss, il vostro diretto superiore, la vostra azienda, possano obiettare nulla al riguardo. E’ il nuovo sistema di lavoro approvato da Richard Branson, il 64enne imprenditore britannico, uno dei businessmen più ricchi e intraprendenti (qualcuno direbbe “stravaganti”) del Regno Unito e forse del mondo, che ha annunciato l’entrata in vigore della nuova policy per i dipendenti della Virgin, la conglomerata che contiene tutte le sue aziende, nei molteplici campi, dall’aviazione alla finanza, dall’intrattenimento ai media, in cui operano.
Non è uno scherzo e nemmeno un’idea del tutto originale. Branson racconta di averla presa da Netflix, il network di film e videogiochi da noleggiare via internet o da guardare in streaming, che lo ha già applicato con successo, ottenendo risultati positivi: vale a dire soddisfazione dei dipendenti e incremento dei guadagni. “La nostra nuova politica permetterà a tutti i salariati di andare in ferie quando vogliono e per quanto vogliono”, scrive il magnate sul proprio blog. “Non c’è bisogno di chiedere l’approvazione a nessuno, e né i dipendenti, né l’azienda, dovranno tenere conto dei giorni che trascorrono in vacanza lontani dall’ufficio”. Una condizione in realtà c’è: “Sta ai dipendenti decidere quando hanno voglia di prendersi qualche ora, un giorno, una settimana o un mese di ferie, con la sola consapevolezza che lo faranno quando si sentono al 100 per cento fiduciosi che la loro assenza non danneggerà il lavoro, e naturalmente nemmeno la loro carriera”.
Si potrebbe obiettare che, con una regola simile, nessuno potrebbe mai andare in ferie neanche per un momento – altrimenti sarebbe lecito sostenere che l’azienda può andare avanti benissimo senza quel dipendente e dunque tanto varrebbe lasciarlo in ferie per sempre, insomma farne a meno, licenziarlo. Ma non sembra questo l’intento di Branson. L’iniziativa è il risultato della rivoluzione tecnologica che permette a molti di lavorare da casa o comunque fuori dall’ufficio: se non è più possibile vigilare tassativamente sul tempo che uno passa a lavorare, ecco il ragionamento del capo della Virgin, perché mai dovremmo vigilare sul tempo che passa in vacanza? “La nostra attenzione dovrebbe concentrarsi sui risultati che ognuno realizza, non su quante ore o quanti giorni ha lavorato”, spiega nel suo blog. Bisognerà intendersi su come valutare i risultati, chi decide quando un risultato o un progetto è a posto e come impedire che gliene subentri immediatamente un altro. Insomma si tratterà di vedere come funziona in concreto la proposta. Non andrà bene per tutti i tipi di lavoro: difficile immaginare che a una catena di montaggio gli operai possano dire, bene, una macchina è fatta, adesso ce ne andiamo in vacanza tutti insieme e quando torniamo ne facciamo un’altra. Potrebbe tuttavia essere l’inizio di una rivoluzione per il mondo del lavoro. E con questo, ho concluso il mio articolo. Me ne andrei in ferie per un po’, se la policy del signor Branson diventasse universale. (settembre 2014)
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