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Anastasia giovane polacca
bruna di pelle capelli neri
sembra quasi una siciliana.
non rimpiange la sua patria
né l’uomo che la rese madre
il cielo scolorito.
Anastasia ha voglia di sole
e qui c’è il sole.
Nel giorno del riposo
in giro per il paese
felice ride:
ride ai gelsomini ai fiordaliso
al parlottar di bimbo senza senso
al sole quando esplode nell’azzurro
a immagine sbiadita di Madonna.
Ieri è venuta la Croce rossa
ha portato via la signora del primo piano
e non è più tornata.
Oggi i parenti han vuotato la casa
chiuse le imposte la porta a doppia mandata.
Domani i funerali.
Il gatto che ha capito tutto già se n’è andato
e il cane? Il cane un timidone pelo lustro
ancora tutto profumato spera in un nuovo padrone
ma nessuno lo vuole: peccato!
Una così bella bestia finirà al canile.
Ieri è venuta la Croce rossa
ha portato via la signora del primo piano
e non è più tornata.
Quel ragazzo davanti al supermercato
Un immigrato, un marocchino, forse un tunisino
Sempre lì con la sua gamba monca
Un bicchiere di carta nella mano tesa
Al buon cuore della gente.
Sabato dieci luglio c’è una gran folla
Nel negozio tutti a comprare di tutto
Infinite code alla cassa carrelli stracolmi
All’uscita si conta il resto
Si controlla lo scontrino poi in fretta
In macchina pronti per le vacanze.
A chiusura dentro i carrelli giù le serrande
Solo allora il ragazzo raccoglie le sue grucce
E zoppicando se ne va con la sua gamba monca
E il bicchiere di carta rimasto vuoto.
Adriana Centi
Può dal kaos, per definizione, disordine e confusione nascere qualcosa di coerente? Lo saprete dopo la lettura di questo libricino intenso per l’acutezza delle osservazione e per l’intensità delle emozioni. Non ingannino né il formato né il numero delle pagine – ridotto all’essenziale: la verità non ha bisogno di tante parole e c’è molta verità in queste pagine. Adriana osserva impietosa,indaga, scruta con occhio allenato e mostra i mali della società, attraverso le problematiche di figure appena accennate: l’immigrato, la polacca, la signora del terzo piano e, quando non sono persone, sono oggetti (La cassetta dell’elemosina in Chiesa) o animali umanizzati. Sono tutti, in ogni caso, esseri disperati, soli, abbandonati, rappresentati dal Cristo, deriso ed umiliato come loro.
L’ispirazione a fatti di cronaca nera nulla toglie alla capacità d’empatia umana di Adriana. Anzi, la Poetessa nobilita e dà dignità a chi è emarginato. Vengono in mente i versi di Charles Baudelaire dedicati ai vecchi, i ciechi, le vecchiettine, le mendicanti: Penso a quei marinai, obliati in un’isola/Ai prigionieri, ai vinti… a chissà quanti ancora (Il cigno). Con la vena disincantata caratteristica di autori nati a Roma come lei, Trilussa per esempio, la Centi addita tutto ciò che dell’imperfezione ridicolizza l’uomo: la superficialità, l’incapacità di credere in valori veri e duraturi, il cinismo, la crudeltà.
Pessimismo leopardiano? L’abbiamo già detto in altri contesti, non è così. Tornerà il sole, dice Adriana stessa e consegna il suo testamento ad una bottiglia gettata in mare con la speranza che qualcuno la trovi…
Fausta Genziana Le Piane
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