Intervista a Pino Caimi autore di

caos 1 - CAOS E' DESTINO

La Calabria non è solo terra di mafia e di indolenza: è anche la patria di uomini coraggiosi e generosi. Ne è un esempio il Professore Pino Caimi che, insegnante di Economia Aziendale in pensione, esercita la professione di Dottore Commercialista in Lamezia Terme. E’ molto impegnato nell’Associazione Volontari Italiani del Sangue (AVIS), della quale ricopre i ruoli di Consigliere della Regionale Calabria e di Presidente della Comunale di Lamezia Terme da lui costituita nel 1996. Dedica alla scrittura e in particolare alla poesia, gran parte delle sue energie e ha recentemente pubblicato il racconto “Kaos è destino” da una storia vera per conto dell’AVIS e della Rubbettino Editore: è una storia di fede e solidarietà.

Com’è nato questo progetto?
La storia è così straordinaria che, non appena ne sono venuto a conoscenza, ho avvertito una fortissima determinazione a raccontarla, per i messaggi contenuti.

Quali sono i principali messaggi?
I messaggi contenuti in questo racconto sono molti e profondi. La vita dell’uomo è caotica ma non si tratta di confusione di idee, tutt’altro. Molto spesso non seguono un ordine ma quello che conta è la loro essenza naturale. L’uomo vive la sua vita in piena autonomia, libero di scegliere tra il bene e il male, ma su di una traccia già delineata. C’è la Mano invisibile del Grande Manovratore che sovrasta ogni cosa. La nostra vita è, quindi, già “disegnata”. Il caos entro il quale si svolge è voluto e tende verso una naturale regolarità, fino ad identificarsi nel disegno stesso. Ora, se a questo diamo il nome di destino, come solitamente avviene, si realizza l’identità espressa nel titolo scelto per il racconto: il caos, divenuto simile al disegno, arriva ad identificarsi nel suo destino. Un altro messaggio importante è che l’importanza di disporre del sangue per tutte le esigenze è immensa. Infine, il rapporto amichevole che lega i protagonisti si erge su tutti i sentimenti. Sono persone che nemmeno si conoscono, eppure, alternandosi negli interventi, si intrecciano nella vita, una dell’altra. C’è una forza superiore che li lega. Il primo ad agire è Franco. Avverte la sensazione che la sua salute può essere curata da Mario, lo chiama al telefono e gli dichiara di essere disposto ad affidargli la sua vita. E Mario lo aiuta a guarire. Quando Mario si ammala, gravemente, è Franco ad aiutare l’amico.

Perché hai scelto una figura michelangiolesca per la copertina?
La scelta è stata casuale e di fortunata coincidenza. Era l’immagine veramente adatta alla mia storia. Appare la mano dell’uomo (Adamo) con le dita in un disordine timoroso, confuso. Le ho viste come una perfetta rappresentazione del “mio” caos. Ad essa si contrappone la Mano decisa, esprimente sicurezza. La mano del destino, della normalità, del Creatore.

Perché hai scelto la forma narrativa del racconto?
La storia avrebbe meritato la veste di romanzo. Mi sono chiesto, però, se in tal modo avrei potuto raggiungere il risultato di immediatezza: ho seguito le linee guida esposte da italo Calvino secondo il quale “… non è la voce a comandare, ma l’orecchio”

Fausta Genziana Le Piane

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