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Tutti in piazza a protestare
l’impiegato il farmacista
il tassista il giornalista
l’avvocato il magistrato
l’ambulante la badante
per i rossi e per i neri
si scontrano i ragazzi
il ministro gioca a scacchi
togli questo metti quello
il potere è oro fino
un broglio ogni mattino
alla banca la solita rapina
gira gira l’elicottero
cerca ladri e mai li piglia
ondeggia un ombrellino
lo segue il pellegrino
bandierine bianche e gialle
ed ecco il Papa alza mano e benedice
sulle strisce pedonali
il ciclista improvvisato
travolge la vecchietta
per il bimbo in carrozzina
casco e mascherina
romba il centauro
sfreccia l’ambulanza
fischia il vigile
passa un funerale
suona sempre il cellulare.

 

Due legni, tre chiodi
una corona di spine,
trafitto il costato,
deriso umiliato:
così moriva il Cristo.
Solo Maria e Maddalena
in lacrime.
Voi uomini a piantare alberi
solo per farne croci.

 

Vagabondi senza volto
taciturni nella nebbia
calpestano strade all’infinito
scialbo mattino.
Ma tornerà il sole
dall’umida terra rasciugherà
notturne lacrime di stelle,
sul chicco d’oro l’infuocato raggio
e ancora ancora i canti,
alle mie orecchie,
il fischio del treno
che rapido fugge via.

Adriana Centi

Può dal kaos, per definizione, disordine e confusione nascere qualcosa di coerente? Lo saprete dopo la lettura di questo libricino intenso per l’acutezza delle osservazione e per l’intensità delle emozioni. Non ingannino né il formato né il numero delle pagine – ridotto all’essenziale: la verità non ha bisogno di tante parole e c’è molta verità in queste pagine. Adriana osserva impietosa,indaga, scruta con occhio allenato e mostra i mali della società, attraverso le problematiche di figure appena accennate: l’immigrato, la polacca, la signora del terzo piano e, quando non sono persone, sono oggetti (La cassetta dell’elemosina in Chiesa) o animali umanizzati. Sono tutti, in ogni caso, esseri disperati, soli, abbandonati, rappresentati dal Cristo, deriso ed umiliato come loro.
L’ispirazione a fatti di cronaca nera nulla toglie alla capacità d’empatia umana di Adriana. Anzi, la Poetessa nobilita e dà dignità a chi è emarginato. Vengono in mente i versi di Charles Baudelaire dedicati ai vecchi, i ciechi, le vecchiettine, le mendicanti: Penso a quei marinai, obliati in un’isola/Ai prigionieri, ai vinti… a chissà quanti ancora (Il cigno). Con la vena disincantata caratteristica di autori nati a Roma come lei, Trilussa per esempio, la Centi addita tutto ciò che dell’imperfezione ridicolizza l’uomo: la superficialità, l’incapacità di credere in valori veri e duraturi, il cinismo, la crudeltà.
Pessimismo leopardiano? L’abbiamo già detto in altri contesti, non è così. Tornerà il sole, dice Adriana stessa e consegna il suo testamento ad una bottiglia gettata in mare con la speranza che qualcuno la trovi…

Fausta Genziana Le Piane

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