Un’antica poesia romana (del 1912) che recitava mia madre.
Flavia Musso

Fatemi largo grida il carnevale
Qual parte dell anno ha i miei splendori?
Che luccichio di sete nelle sale
E che tinte magnifiche e che ori
Non cè nell anno un mese e me ne vanto
Che per vestirsi ben spenda altrettanto
Tutti i rasi son miei
Li indosso azzurri gialli verdi e porporini
Far nascere dalla carta i fiori io posso
Far nevicar coriandoli e lustrini
E per le vie dove l inverno incomben
Far sonagli trillar e stridere trombe

Uh fece la quaresima che boria
Io lo conosco molto ben quel pazzo
So quanto poco dura la sua gloria
Io che appena arrivata all alba spazzo
Insieme al sudiciume delle vie gli avanzi smunti delle sue follie

Sì, raccolgo le maschere ormai peste e informi
E i rasi in cenci ormai ridotti,
Ma dopo di me vengon giornate belle
Tempi fioriti tiepidi leggeri
Che mancan, sì, di trombe di cartone
Ma non di usignoli e capinere

Oh carnevale io preferisco molto
Chi è bello senza maschera sul volto

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