cass - CASSAZIONE: 
 OBBLIGO PER L'IMMIGRATO DI CONFORMARSI AI VALORI DEL PAESE OSPITANTE

«Gli immigrati che hanno scelto di vivere nel mondo occidentale hanno ‘l’obbligo’ di conformarsi ai valori della società nella quale hanno deciso ‘di stabilirsi’ ben sapendo che ‘sono diversi’ dai loro». Lo afferma, per la prima volta, la Corte di Cassazione, ed è un importante segnale di chiarezza. La vicenda è quella di un indiano Sikh che pretendeva, in nome della sua cultura, di poter circolare liberamente per le strade di Mantova armato di un coltello con lama lunga 20 cm. perché nel suo Paese è un “coltello sacro”. La Suprema Corte in pratica dice: «Al tuo Paese sarà pure coltello sacro, ma da noi la gente si spaventa se vede in giro un tipo che gira con un pugnale. Non è tollerabile che l’attaccamento ai propri valori, porti alla violazione cosciente di quelli della società ospitante».
Troppo spesso si infrangono le regole morali e le nome anche di portata costituzionale in nome della una cosidetta “cultura”. Primo fra tutti il fenomeno delle infibulazioni e quello delle spose bambine che – contro la propria volontà – sono obbligate a tornare al proprio paese per contrarre matrimonio con persone che hanno anche fino a cinque-sei volte la loro età. Allora bisogna stabilire il significato della parola “cultura” e distinguere tutti i casi in cui in nome di abitudini ancestrali, regressione antropologica, o per puro egoismo privato, si violano i diritti altrui. In tali casi, ogni volta che si manifesta un qualsivoglia abuso contro i diritti degli altri – sorretti peraltro da norme costituzionali – corre l’obbligo di definire “incultura” l’azione prevaricante. (w.m.)

La sentenza di Cassazione 2408

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