Il referendum del 25 e 26 giugno costituisce l’evento politico più importante dal 1948 ad oggi
Poi le donne servono. Ogni volta che risulta necessario stabilire rapporti numericamente validi le donne sono chiamate a fare la loro parte. Ci si ricorda che l’elettorato femminile è superiore a quello maschile di oltre 2 milioni. Ci si ricorda che le donne forse più degli uomini amano la Costituzione e le norme di democrazia che contiene. Munifica Costituzione a partire dai principi fondamentali nell’articolo 2 e 3 in cui la Repubblica riconosce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Sarebbe sufficiente aver capito bene tutti che cosa è scritto in questi articoli per non aver più alcuna necessità di tutele, ministeri e istituzioni per le pari opportunità. Ma la Costituzione “Così grande, così amata, così nobile,” non è capita da tutti, anche da chi la difende a spada tratta, o finge, e in realtà non applica i principi in essa contenuti. La riforma berlusconiana riguarda gli articoli che compongono la seconda parte, ma poiché questa, secondo l’intenzione dei padri costituenti è funzionale ai valori ed ai principi affermati nella prima parte, il nuovo ordinamento che ha orientamenti politici e culturali profondamente differenti non si armonizza con il tutto e risulta incoerente, per dirla in maniera morbida. Le donne amano la carta costituzionale. Ed ora in previsione di questo referendum hanno volutamente accantonato tutte le rivendicazioni in merito all’ignoranza (nel senso di ignorare e “non capire”) che certi vertici politici e istituzionali hanno della Costituzione italiana. Ignoranza specie degli articoli 2, 3 e 51, che è voluta e permane come scudo a protezione dei propri privilegi in spregio delle pari opportunità. Così tante cenerentole coraggiose nonostante tutto fanno campagna referendaria per il “no”. No ad un cambiamento un po’ pasticcione secondo più ottimisti. No al progetto eversivo secondo altri pareri*. Il referendum del 25-26 giugno costituisce l’evento politico più importante dal 1948 ad oggi e le associazioni si mobilitano. Dalla Casa Internazionale a Emily, all’Osservatorio per le P.O a decine di altre. Corrono a salvare la Costituzione per salvare contemporaneamente il sogno che essa contiene. Una specie di favola, non realizzata, ma possibile. Lontana e insieme portata di mano. Nello studio delle favole i riferimenti antropologici, storici e inconsci, sono oggetto di analisi, come l’inspiegabile odio delle sorelle e della madre verso la creatura così soave e disponibile che è Cenerentola. Di fatto le tre megere hanno consapevolezza che Cenerentola diverrà principessa e contro questo destino immutabile lottano con tutte le loro forze e con i sistemi, anche infami, per vincere. Poi perdono perché il principe ama la giustizia sociale, si invaghisce di Cenerentola, e la sposa. Ma quella è la favola, che come la nostra favolosa Costituzione non si realizza nella vita reale. Esistono i princìpi ma non i prìncipi che li concretizzano. Allora ci si chiede che fine avrebbe fatto Cenerentola se non avesse un giorno deciso di andare comunque alla festa. Sarebbe restata a casa a subire ancora angherie o si sarebbe ribellata. Possiamo provare a riscrivere la storia di Cenerentola. Ognuno di noi può farlo. Intanto andiamo a salvare la Costituzione perché ci serve nella sua interezza. * Salviamo la Costituzione”, Chimienti Editore, 2006
Wanda Montanelli
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