da Sicily News
Sono stati quasi 30 mila i visitatori che hanno partecipato a Cheese Art edizione 2006. La manifestazione ha chiuso domenica 2 luglio i battenti con gli ultimi spettacoli, sul palco c’era il talento jazzista Francesco Cafiso, e con le degustazioni itineranti di circa 250 formaggi. L’ultimo Parlamento del Gusto ha visto come protagonista lo chef ibleo Ciccio Sultano che ha presentato piatti rielaborati della tradizione siciliana e presentato un’anteprima del video-documentario “La variante Sultano”, un cortometraggio che propone un viaggio per immagini alla ricerca dei prodotti tipici siciliani, partendo dalle ricette proposte al ristorante Duomo che, assieme ad Extempora, curerà la produzione. Ma il Cheese Art di quest’anno sarà ricordato per il lancio del progetto Ipwo, l’international professional women opportunity, che ha coinvolto molte donne provenienti dai Paesi emergenti, riuscendole a metterle in rete per avviare scambi di informazioni e per realizzare la formazione nell’ambito del settore di produzione casearia. Un progetto che vedrà impegnato il Corfilac già dal prossimo mese di febbraio. “Cheese Art è andato molto bene e siamo sinceramente soddisfatti – commenta il prof. Giuseppe Licitra, presidente del Corfilac – Abbiamo toccato quasi 30 mila presenze nei sei giorni della manifestazione, con un boom, in parte atteso, nel fine settimana. Adesso guardiamo al futuro e al progetto Ipwo dedicato alle donne casare. Già a febbraio si svolgerà la prima delle tre fasi con i corsi di caseificazione che si svolgeranno a Ragusa a beneficio delle donne dei Paesi emergenti. Poi ci sarà una seconda fase che prevede l’incontro con i responsabili dell’Ict, l’information communication tecnology, per giungere alla terza fase, ovvero l’incontro con le Ong, le organizzazioni non governative. Cheese Art è del resto l’uomo, la sua dignità, i suoi sacrifici, le sue produzioni. E il nostro impegno, assieme a quello delle istituzioni, che vorrei più partecipi, dovrà essere ancora una volta massimo”.
Le nuove tecnologie aiuteranno le donne casare ad essere formate e a formare, a loro volta, altre donne. Comunicheranno tramite sms, portali internet, collegamento wap, newsletter, forum on line. L’information communication technology sara’ al servizio del mondo rurale raggiungendo le donne leader e poi altre produttrici. Una rete di uomini e donne ma anche di computer per comunicare, passare informazioni, ricevere risposte, avviando un confronto che va dall’America fino ai Paesi emergenti come India, Senegal, Burkina Faso, Libano, Benin, Mali, Kenia, Etiopia, Marocco e Senegal. Al centro di questo flusso di informazioni ci sara’ il Corfilac di Ragusa, il consorzio di ricerca filiera lattiero casearia. L’iniziativa fa parte del progetto “Ipwo”, International Professional Women Opportunity, presentato a Cheese Art. Una sfida importante per creare una rete internazionale in grado di fornire supporto tecnico permanente a queste donne impegnate in attivita’ rurali e, in particolare, nelle produzioni casearie. Dai primi confronti svolti in questi giorni a Ragusa sono emerse varie possibilita’ d’intervento che potrebbero sfruttare alcune tecnologie, ma anche escamotage, gia’ esistenti. A Cheese Art sono stati diffusi alcuni esempi. In Senegal, ha raccontato Daniel Annerose dell’azienda Manobi, “le donne registrano le proprie transazioni economiche attraverso il telefonino e ricevono conferme tramite sms. Ci sono pescatori che inviano informazioni a terra sul pesce appena pescato. I quantitativi vengono classificati e venduti prima di giungere in porto dopo poi vengono confezionati e trasferiti in aereo, in poche ore, nei mercati europei”. In Uganda, ha spiegato Ednah Akiiki Karamagi dell’organizzazione Bridges, si utilizza skype per videoconferenze e scambio di instant messages. Nei villaggi dove non c’e’ internet si ricorre al teatro per lanciare messaggi oppure si utilizzano registratori audio. Magdaline Nkando, dell’Alin Ea, ha parlato dell’esperienza che si svolge in Kenia dove si comunica con radio e telefonini tramite una rete di volontari che raggiungono i destinatari dei messaggi all’interno dei propri villaggi. Alla domanda se ci si deve scontrare con la “tecnofobia”, Sugata Mitra, ricercatore Niit New Delhi, in India, ha offerto i risultati della propria ricerca e sperimentazione. Ha sistemato dei pc direttamente sulla strada, in alcuni quartieri poveri delle citta’, dove regna l’analfabetismo. In pochi mesi, non solo i computer non sono stati danneggiati o rubati ma i bambini del quartiere hanno imparato a conoscere internet, ad effettuare delle ricerche e ad imparare l’inglese. Un auto-apprendimento che puo’ diventare utile strumento per le donne dei Paesi emergenti, alcune delle quali utilizzano gia’ penne usb, collegamenti web, email, macchine fotografiche digitali e scanner. E proprio sfruttando queste possibilita’ il Corfilac e’ pronto a lanciare la nuova sfida. “Ci avvarremo del contributo di esperti internazionali – ha detto Margherita Caccamo, ricercatrice del Corfilac – Presso la nostra struttura sara’ creato un server e un database a cui si potra’ accedere mediante un software specifico che si occupera’ della gestione delle informazioni. Ci sara’ un sistema multicanale e varie interfacce web per permettere un rapido accesso alle donne leaders che riceveranno formazione e consulenza e potranno trasferire ad altre donne la loro esperienza”.
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