disastro ambientale a Torvaianica
Dopo l’incidente con intossicati, i comitati locali lanciano l’allarme: «Inquinate le aree protette, tappeto di insetti morti, strage di pesci e rane»
ROMA – Disastro ambientale nel Fosso di Campo Ascolano, dopo le sversamento di cherosene avvenuto lunedì 3 settembre. A lanciare l’allarme sono i comitati della località marittima situata a due passi da Torvaianica e ad una manciata di metri dall’aeroporto militare di Pratica di Mare. Il carburante era finito nel canale di bonifica che costeggia via Po nel primo pomeriggio, provocando diversi malori tra i residenti delle abitazioni più adiacenti al fossato. Almeno una ventina gli intossicati che hanno accusato nausee, conati, giramenti di testa e perfino perdite dei sensi: tra questi anche una mamma e il suo bimbo di pochi anni, ricoverati in ospedale per gli accertamenti del caso.
A preoccupare però non ci sono solo le condizioni di salute degli abitanti, ma l’intero ecosistema dell’area e della costa. Il Fosso infatti sfocia nel Tirreno, a ridosso delle spiagge di Capocotta e Castelporziano, aree protette di alto pregio ambientale.
MORIA DI ANIMALI – Un tappeto di insetti morti sulle strade. È questa la prima immagine di devastazione che descrive Marco Brunetti, presidente del Comitato di Quartiere di Campo Ascolano. Il combustile è giunto fino al mare, facendo strage di pesci, tartarughe e rane. raccontano i cittadini che hanno avvistato diverse chiazze sull’acqua. Sono stati proprio i residenti della zona ad avvertire per primi quel forte odore di benzina che ha reso l’aria irrespirabile in pochissimo tempo. E non è il primo episodio di questo genere.
NEL 2008 LETTERA DI SCUSE – «Era già avvenuto nel 2008, forse anche con conseguenze peggiori. – spiega Brunetti – All’epoca il comandante dell’aeroporto scrisse una breve lettera di scuse. Presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica. È un vero disastro ambientale, un pericolo per la salute. Quando abbiamo dato l’allarme il primo mezzo a giungere sul posto è stata un’auto pompa privata mandata dall’aeroporto per risucchiare il cherosene. I vigili del fuoco sono arrivati solo più tardi».
INDAGINI E BARRIERE ASSORBENTI – A fare luce sul grave episodio c’è una piccola task-force. «La situazione sta tornando alla normalità, ma stiamo lavorando insieme alle altre forze in campo per appurare la dinamica», spiega il maggiore Rodrigo Micucci, della Compagnia dei Carabinieri di Pomezia, intervenuti sul posto con gli agenti della Polizia Locale di Torvaianica, del Nucleo Tutela Ambientale e dei Vigili del Fuoco di Pomezia. Immediato anche il sopralluogo dei tecnici dell’Arpa Lazio che hanno effettuato campionamenti delle acque inquinate per le analisi di rito. «Dall’aeroporto sono già intervenuti installando delle panne, barriere assorbenti nel canale, per evitare che il liquido inquinante arrivi al mare. Stiamo comunque monitorando le acque», assicura Lorenzo Bavarese, comandante della Capitaneria di Porto di Fiumicino-Roma.
PERDITA DA UNA CISTERNA – Sembra questa la causa più probabile del disastro ambientale che ha coinvolto il Fosso di Campo Ascolano, proveniente, secondo i primi rilievi, da un deposito di carburante della Guardia di Finanza, situato all’interno dell’aeroporto di Pratica di Mare. «Nella notte – sottolineano all’Aeronautica militare – sono state completate le operazioni di pompaggio del carburante rimasto all’interno del canale, circoscritto già nelle prime ore dal personale dell’aeroporto con delle speciali barriere galleggianti per limitare al minimo l’impatto sull’ambiente e per la popolazione locale». All’origine dell’accaduto, secondo i militari, un probabile malfunzionamento dell’impianto, da subito «completamente svuotato e messo in sicurezza grazie all’intervento del personale della base e di una ditta specializzata in bonifiche ambientali».
(4 sett. 12, Valeria Costantini)
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