scritto di Nerella Sala
Squilla il telefono, sono spazientita perché sto pranzando e desidero un momento di pace: è arrivato un messaggio, lo leggo per sapere se c’è qualcosa di urgente e mi trovo di fronte le parole di Monica: dottoressa, appena riesce mi chiama?
Monica è una giovane e brillante dirigente di una azienda privata di grandi dimensioni,è stata assunta da circa due anni col ruolo di responsabile del personale, incarico che svolge con grande competenza e responsabilità.
Monica ha una famiglia che insieme al lavoro assorbe tutte le sue energie, ha un bimbo piccolo che le è costato “il posto” alcuni anni fa: non le hanno rinnovato il contratto quando hanno saputo della sua gravidanza.
Sono preoccupata perché Monica, prima delle ferie estive mi ha confidato che è incinta, che ha paura di dirlo in azienda dove ha molto lavorato per farsi rispettare e dove ha dimostrato che è capace quanto un uomo, anzi di più aggiungo io.
Sento che il suo messaggio ha a che fare con la gravidanza e la chiamo.
L’intuizione purtroppo è esatta, mi dice con voce rassegnata, che al ritorno dalle ferie ha parlato col datore di lavoro, il quale sulle prime le ha fatto gli auguri: –è andata bene ha pensato, che sciocca! non tutte le aziende sono uguali– e rasserenata si è rimessa sulle carte. Ma nei giorni successivi il clima intorno a lei è mutato, si è sentita rimproverare che non è più brillante come prima, che non è più affidabile perché è incinta! e che per il futuro non sarà più disponibile come aveva garantito all’assunzione, tutto ciò senza che Monica abbia fatto una sola assenza, si sia una sola volta chiusa in bagno per vomitare, perché sta bene.
Per ora il lavoro non è a rischio, fortunatamente c’è ‘la legge Fornero’ che vieta il licenziamento delle mamme fino al compimento del terzo anno di età del bambino, Monica potrà beneficiarne ma sa che l’aspettano tempi difficili proprio quando avrebbe bisogno di un ambiente sereno, di un poco di pace.
Io invece mi trovo a riflettere su questa nuova norma che ritengo sacrosanta ma non sufficiente, troppe volte ho visto le tutele legislative trasformarsi in motivo di esclusione femminile dal lavoro perché per le aziende, sia private che pubbliche se sei donna e ambisci ad un ruolo di responsabilità, certo lo puoi fare, ma devi diventare un uomo!
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