Parigi, 4 gen. (Apcom) – Sostenere e accompagnare la crescita economica e favorire la parità degli stipendi uomo-donna. Sono questi due degli obiettivi per il 2005 del governo francese: nel suo discorso di fine anno il presidente Jacques Chirac aveva chiesto al governo di “fare di tutto per la crescita” e, a questo scopo, di “proseguire nell’aumento dei minimi sociali e del potere d’acquisto”. Ulteriori tagli alle imposte sono rimandati al 2006.
Alcune settimane fa il primo ministro Jean-Pierre Raffarin aveva posto “l’aumento del potere d’acquisto dei francesi” fra le priorità del suo “contratto Francia 2005”, insieme all’occupazione e all’istruzione.
Per questo l’esecutivo punta da un lato sulla riduzione delle imposte: nel 2002 Chirac aveva promesso un calo del 30% in cinque anni, e per ora siamo solo al 10%. Nel 2005 i tagli sono stati sospesi per mantenere il deficit entro i criteri di convergenza della zona euro, e quindi sono stati rimandati al 2006. E proprio il rispetto di questi criteri lascia un margine di manovra praticamente inesistente al governo, che si è infatti impegato con Bruxelles a dedicare i segni di ripresa alla riduzione del deficit.
Non a caso questa mattina, nel fare gli auguri ai sindacati e alla società civile (le “forze vive” come vengono definite in francese), Chirac ha auspicato che l’Unione europea faccia prova di maggiore flessibilità nel far rispettare il patto di stabilità agli Stati che attraversano una fase di “crescita debolissima o di recessione”, per “non aggravare la loro situazione”.
Ma la volontà e l’ottimismo del governo si scontrano con la realtà dei numeri: mentre l’esecutivo punta su una crescita del 2,5% nel 2005, essa non dovrebbe superare secondo la maggior parte degli istituti di ricerca l’1,8%. Inoltre proprio in questi giorni l’Insee, l’Istituto nazionale di statistica, ha annunciato che la crescita del potere d’acquisto non supererà lo 0,5% nei primi sei mesi del 2005, mentre è stata dell’1,2 negli ultimi sei mesi del 2004. La responsabilità del rallentamento è soprattutto il rifinanziamento dell’assistenza sanitaria, che prevede un aumento delle imposte per 2,2 miliardi di euro nel 2005, e la stabilità della disoccupazione.
Più realistico appare invece il proposito di far fronte alle disparità di trattamento tra uomini e donne dal punto di vista dello stipendio (disparità che può raggiungere il 30% in alcuni settori). Sempre stamattina Chirac ha chiesto al governo di “presentare quanto prima un disegno di legge” per “giungere alla parità di salario” tra uomini e donne “entro cinque anni”. “L’anno scorso avevo chiesto alle parti sociali di negoziare mettendo sullo stesso piano uomini e donne. Un accordo interprofessionale è stato consluso, e fissa principi e obiettivi interessanti”. Il disegno di legge dovrebbe imporre agli accordi di impresa di “fissare obiettivi precisi per giungere alla parità”.
Nella stessa occasione il presidente se l’è presa con le discriminazioni nelle assunzioni, che colpiscono in particolare i giovani di origine immigrata, affermando che occorre guardare in faccia la realtà di queste “violazioni intollerabili dei nostri principi repubblicani e del nostro dinamismo economico”, ed esortando le parti sociali a “seguire l’esempio” delle “imprese pioniere che hanno già concluso accordi per favorire la diversità nel loro interno”, a cominciare dalle aziende pubbliche.
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