Il Ministro Saccomanni, da Mosca dove partecipa al G-20, con un’intervista a Bloomberg TV, fa sapere al mondo che siamo pronti a vendere tutto quello che ci è rimasto: Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Ferrovie, Fincantieri e reti di tubi, cavi, fili ottici, ecc. (Telekom, Saipem, Terna,ecc. ecc.).
Il tutto per ridurre d’un tratto una quota consistente di debito pubblico. La pressione del debito sull’Italia arriva al suo obiettivo principe, denudare il paese del controllo delle sue imprese strategiche ancora in parte in mano pubbliche e regalarle al mercato globale, alla ricerca insaziabile di commodities tariffarie permanenti con cui spennare i cittadini nei prossimi decenni e, dall’altra parte, per cancellare gli ultimi residui di sovranità reale e politica del paese.
La colonizzazione dell’Italia sta concludendosi con il più classico degli esiti delle procedure da indebitamento previste dai manuali neoliberisti di area anglosassone, già sperimentati in ripetute occasioni nel corso degli ultimi 30 anni a discapito dei paesi dell’est Europa e del sud del mondo.
Il bel boccone sta per essere ingoiato grazie alla collaborazione attiva e fattiva della fraziona nazionale della grande borghesia globale (economico-politica), di cui il governo di larghe intese con a capo il giovane pupillo di Bilderberg e Trilaterale (che succede al professore –tecnico- di Bilderberg e Trilaterale), è l’espressione mondana e volgarizzata ad uso delle masse.
D’altra parte, se andate a rileggervi le intenzioni del giovane Letta in tempi non sospetti, vedrete che il progetto è in campo da tempo e che non è affatto casuale che proprio lui sia stato nominato premier.
La nuova colonia del sud Europa, con le spalle al muro per non aver saputo reagire alle pressioni in atto da anni e per non aver avuto la forza di far pagare il debito a chi lo ha prodotto e a coloro che ci si sono arricchiti, devolve ora il suo residuo patrimonio agli stessi soggetti: usurai internazionali e nazionali e coloro che vi orbitano attorno come satelliti locali acquisiranno i beni; con i loro introiti pagheremo gli interessi sul debito agli stessi soggetti centrali e periferici che “compreranno” le quote in vendita. Una partita di giro colossale e definitiva che cancella un patrimonio costruito con il lavoro di 4 e passa generazioni di italiani.
Parallelamente, come conseguenza di queste scelte e a seguito delle enormi ristrutturazioni che avverranno sul corpo dei beni pubblici, sarà ulteriormente attaccato il patrimonio privato delle famiglie: case e compagnia bella, già per altro abbondantemente a rischio.
C’è pochissimo tempo per tentare di opporsi a questo disegno che altrimenti conformerà il futuro delle prossime generazioni: al contrario di quanto sostiene l’anziano duce, bisogna tentare di far saltare il governo Letta e scomporre le deboli forze che lo sostengono. Non è operazione impossibile se i movimenti sociali riprendono con convinzione il centro della scena.
1) Bisogna essere coscienti e comunicare chiaramente alla gente che i nomi di queste grandi imprese (al di là della loro gestione spesso malsana attuata dalla politica) sono ciò che il lavoro italiano ha realizzato nel corso del ‘900.
2) Che il debito deve essere immediatamente ricontrattato e ridotto facendo pagare gli speculatori e gli usurai e coloro che hanno contribuito a farlo crescere (evasione fiscale che possiede gran parte di questo debito) con una patrimoniale secca in grado di recuperare almeno la metà di quanto si sono appropriati negli ultimi 30 anni.
3) Bisogna uscire dai parametri posticci elaborati in sede EU e dai diktat della Troika proprio per mettere sul lastrico interi paesi e invece rilanciare l’occupazione attraverso massicci investimenti pubblici.
4) Bisogna predisporci ad un default controllato in grado di portarci dietro tutti coloro (singoli poteri e paesi) che intendono profittare dalla crisi italiana e del sud Europa. Non è mai stato così adeguato l’antico detto “muoia Sansone con tutti i Filistei”.
Se saremo in grado di far questo daremo un contributo storico non solo al nostro paese, ma anche all’Europa e al mondo.
Vedi:
http://www.repubblica.it
http://www.lastampa.it
http://www.huffingtonpost.it
http://www.corriere.it/economia
Comments