Un lieto fine che ha il sapore quasi di un miracolo. Tutti i minatori di San Josè, nella regione cilena di Atacama stanno per essere tratti in salvo. Il quarto ad essere estratto è quasi un ragazzo, Carlos Mamani di 23 anni, è sposato ed ha una figlia di 16 mesi. Lavorava da qualche giorno quando è stato coinvolto nel crollo della miniera. Il presidente Evo Morales si recherà in giornata a salutare i minatori. Si prevede una svolta positiva nella vita di questi uomini così provati, perché son pronti contratti ben remunerati per interviste e riprese tv. Una volta tanto si ricava qualcosa dall’interesse dei Media a favore di lavoratori che hanno patito la costrizione, la paura, e il pericolo di perdere la vita. Sarebbe stato meglio che non fosse mai accaduto, ma dal momento che è successo, è bene che se ne avvantaggino i minatori. Ci felicitiamo di questo risvolto che potrà migliorare concretamente la loro esistenza.
W.M.
TORNATI IN SUPERFICIE I PRIMI QUATTRO MINATORI
Miniera di San Jose’, 13 ott – Gli occhi del mondo sono puntati sulla miniera di San Jose’, nel deserto di Atacama, in Cile, dove sono in fase avanzata le operazioni di salvataggio dei 33 minatori che da piu’ di due mesi sono intrappolati nel sottosuolo dopo una frana: gia’ quattro operai sono stati riportati in superficie grazie a Fenix, la capsula metallica del diamentro di 53 centimetri che passa attraverso una galleria lunga 622 metri ma larga appena 66 centimetri. Il primo ad essere tratto in salvo e’ stato Florencio Avalos (31 anni), poi e’ toccato a Mario Sepulveda (39 anni), a Juan Illanes (52 anni) e al boliviano Carlos Mamani, unico minatore straniero del gruppo. Per il presidente cileno Sebastian Pinera, che si trova nell’accampamento allestito dai familiari dei minatori e denominato ”Esperanza”, si tratta di una operazione ”che non ha precedenti nella storia”, e mette in evidenza ”lo spirito di solidarieta’ del popolo cileno” (ASCA-AFP 24 agosto10)
Info: Asca.it
Miracolo in Cile, minatori vivi dopo il crollo. Ma saranno liberi solo a Natale
Miracolo nel deserto dell’Atacama, uno dei luoghi più aridi del pianeta: è successo ai 33 uomini che sono intrappolati da oltre due settimane in una miniera. Sono ancora vivi ma se tutto andrà bene, potranno rivedere la luce del sole solo tra 3-4 mesi. Di fatto, il gruppo potrebbe rimanere a 700 metri di profondità fino a Natale.
Dopo la sorpresa e la commozione per la notizia, gli esperti che si trovano nel campo-base della miniera San Josè a Copiaco, 830 km a nord di Santiago, hanno subito attivato una sonda per inviare acqua, cibo e medicinali: un vero e proprio «cordone ombelicale» con la superficie, che assicura la vita del gruppo. Ora la priorità è infatti idratare, alimentare e mantenere l’equilibrio psicologico del gruppo, visti i tempi necessari per riportarli fuori dall’area di 50 metri quadrati dove dovranno convivere ancora per molto.
La notizia che i minatori – 32 cileni più un boliviano – erano vivi dal crollo avvenuto 17 giorni fa è giunta grazie ad un messaggio che ha commosso tutto il Cile, quando il presidente Sebastian Pinera si è precipitato davanti alla stampa sventolando un bigliettino «venuto dalle viscere della terra», in cui i minatori annunciavano il miracolo: «estamos vivos, en el refugio, los 33» («siamo vivi nel rifugio, i 33»).
Due righe scritte con una calligrafia incerta ma con un enorme impatto emotivo, che infatti hanno subito fatto il giro del mondo. A Santiago, la notizia è stata festeggiata con più entusiasmo di una vittoria della nazionale di calcio. Nella Plaza Italia, centro della città, c’è stata una spontanea manifestazione di solidarietà, mentre sulle tv scorrevano le immagini che facevano vedere i volti dei minatori e le lucine dei loro caschi di protezione ripresi da una mini-camera installata su una sonda.
Il messaggio ha confermato le speranze dei tecnici, che hanno continuato a lavorare nonostante da giorni non arrivassero più segni di vita: al momento dello smottamento nella miniera, i 33 sono riusciti a raggiungere uno dei rifugi delle gallerie, con provviste, ossigeno ed elettricità. Solo così sono riusciti a rimanere in vita dal 5 agosto, sopportando temperature caldissime di giorno e molto basse di notte, 4,5 km dentro alla miniera, con 700 metri di roccia sopra la testa. L’incubo per però non è ancora finito: «Ci vorranno almeno 120 giorni per salvarli», ha detto Andres Sougarret, l’ingegnere che guida il team dei soccorritori.
Per gli esperti di San Josè è infatti scattata una lotta contro il tempo. Bisognerà vedere i mezzi tecnici che Santiago riesce a mettere in campo: le speranze sono affidate ad una gigantesca macchina perforatrice, con un peso di 33 tonnellate, che inizierà ad operare nelle prossime ore. Molto dipenderà anche dalle comunicazioni tra la superficie e il gruppo di minatori guidati dal loro leader improvvisato, Mario Gomez, il 63enne autore di un messaggio alla moglie che ha scosso tutto il Cile: «Dai tanti baci ai nostri figli e ai nipoti, dì loro che li amo tanto, che devono stare tranquilli. Saremo felici per sempre, insieme con la nostra famiglia».
Info: Il giornale.it
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